Di storie come quella di Paola, 49 anni, bracciante morta nei campi di Andria mentre svolgeva il suo lavoro, ce ne sono tante, in tutta Italia. Storie di gente che lavora per sopravvivere, italiani o stranieri, costretti a ritmi di lavoro serratissimi, pagati poco o niente per raccogliere uva, grano, per fare la vendemmia. Storie di schiavitù e di caporalato come tante se ne sentono. Anche in Piemonte, nel Saluzzese e a Canelli dove arrivano ogni anno, per la vendemmia, centinaia di macedoni, bulgari e romeni, in cerca di un’occupazione temporanea che frutta loro dai 3 ai 5 euro all’ora.
E mentre del problema “caporalato” si sta occupando il Ministro Martina, con una legge rigorosa che viene annunciata per fine anno, insieme alla Commissione antimafia, anche in Piemonte il consigliere Domenico Rossi chiede un intervento deciso per contrastare questo fenomeno.
“La situazione è esplosa a livello nazionale – dice Rossi – Purtroppo abbiamo assistito a diverse morti di persone sfruttate nei campi, dalla mattina alla sera, persone che dormono e vivono in condizioni che non si possono più tollerare, condizioni al limite della schiavitù. Anche in Piemonte si è posto più volte questo problema: spesso sono migranti, ma sempre più di frequente, ci sono anche italiani in mezzo a queste situazioni: italiani che tornano nei campi, a fare questi lavori, perchè sono disperati e non hanno le risorse per sopravvivere“.
“C’è bisogno di affrontare questo fenomeno anche nella nostra regione – prosegue Rossi – Ci sono agricoltori che agiscono in modo scorretto, ma spesso dietro questi episodi ci sono cooperative di cui gli agricoltori si avvalgono. Il 9 settembre, alla prima Commissione antimafia, porrò la questione: non possiamo accettare che dietro i nostri prodotti di eccellenza ci sia il caporalato. Dobbiamo individuare il problema e arginarlo con interventi decisi anche per contrastare la diffusione del fenomeno stesso nella parte sana che svolge questo lavoro“.
La Regione ha già approvato all’unanimità una mozione presentata del movimento 5 Stelle tramite la quale si regola il costo del lavoro, ponendo delle tariffe minime sotto le quali non si può scendere. Ed ora Rossi chiede altri interventi: “Se ne dovrà parlare, dovremo fare delle audizioni con il settore e con i sindacati. Si potrebbe anche immaginare di escludere chi utilizza tali metodi da eventuali finanziamenti regionali, oppure condividere sul territorio protocolli come quello promosso da Provincia di Torino e Prefettura per scoraggiare il caporalato e per sensibilizzare su questo tema“.
Qualche cosa si sta muovendo anche a livello associativo: la lotta al caporalato, ad esempio, sbarca al carnevale di Ivrea. Da quest’anno, ogni arancia che verrà utilizzata per la storica battaglia potrà essere utilizzata solo dietro certificazione che ne garantisca l’estraneità da pratiche di sfruttamento e neo-schiavismo. Questo grazie ad un protocollo di Libera, Fondazione Benvenuti in Italia e Prefettura di Ivrea.