I piemontesi fanno troppi esami medici di laboratorio e si rivolgono troppo spesso agli specialisti! Più che il resto degli italiani . A dirlo non è il solito sondaggio di dubbia utilità ed interesse, ma l’Assessore alla sanità della Regione Antonio Saitta, che ha rivelato i dati nel corso della quarta commissione regionale di oggi, dopo l’audizione dei direttori generali di Asl ed Aso.
Se nel resto d’Italia il numero di prestazioni pro capite medio è di 12 analisi l’anno in Piemonte queste sono 16 (ben quattro in più della media nazionale).
Un dato che va di pari passo con quello della spesa farmaceutica, anche questa da noi più alta che altrove.
I piemontesi son dunque cagionevoli? Difficile crederlo. I medici che lavorano sul nostro territorio hanno la manina facile prescrivendo esami e visite di approfondimento inutili? E’ da capire. E come mai solo i medici piemontesi?
Certo è che solitamente notizie di questo tipo fanno riflettere: più esami e visite significano in teoria più prevenzione e dunque, in soldoni, dovrebbero rappresentare un vantaggio per le asfittiche casse regionali visto che la prevenzione ha costi nettamente inferiori rispetto alla cura…
Ma per il titolare degli uffici di Corso Regina (sede dell’assessorato) le cose non stanno così: “Così come per la spesa farmaceutica, anche per le analisi di laboratorio e le prestazioni specialistiche in Piemonte dobbiamo invertire una tendenza che ci vede superare i livelli standard nazionali. Abbiamo bisogno di tornare a governare la domanda e l’offerta: non solo e non tanto per risparmiare risorse, ma per raggiungere un livello di appropriatezza nelle prescrizioni, ad esempio di risonanze magnetiche, che oggi registra a Torino e provincia volumi paragonabili alle abitudini consumistiche americane”.
“Considerando che il valore medio per prestazione è di 15 euro ciascuna – dice ancora Saitta – significa che una riduzione di solo 2 prestazioni a testa all’anno porterebbe un risparmio al Piemonte di 130 milioni senza troppa fatica”.
Sì, ma a quale prezzo viene da chiedersi?
“Il costo complessivo delle prestazioni specialistiche per la sanità piemontese si aggira sul miliardo all’anno – prosegue l’Assessore – Quindi ogni percentuale anche minima di maggiore appropriatezza che riusciremo ad ottenere, educando prima di tutto l’utenza a non eccedere e ricercando la massima collaborazione dai medici di base e dagli specialisti ospedalieri, aiuterà il Piemonte ad intraprendere un cammino virtuoso”.
Oggi, riferiscono dall’assessorato, nessuna delle Asl e delle Aso piemontesi rispetta le indicazioni ricevute già in passato su un contenimento degli esami di laboratorio (anche se a Novara, ad esempio, la tendenza si è invertita rispetto al passato). Riguardo alle Tac la media è di 6 esami all’anno per ogni 100 abitanti, mentre la quota prevista sarebbe di 5,14…
“Con una risonanza in meno ogni 100 abitanti solo a Torino risparmieremmo 5 milioni ogni anno. Come abbiamo già previsto nel programma operativo – conclude l’assessore- la problematica della specialistica ambulatoriale dovrà essere messa a sistema con la creazione del call center unico per il territorio torinese per gestire le prenotazioni degli utenti, comprendendo sia le otto aziende pubbliche che tutto il sistema del privato convenzionato”.
Augurandoci che la risonanza “tagliata” sia quella inutile… Appunto…