Si chiama “Adotta uno scrittore”, l’iniziativa del Salone internazionale del libro di Torino che porta gli scrittori contemporanei nelle scuole, sia primarie, sia medie sia superiori. In 15 anni ci sono state 314 le adozioni, che hanno coinvolto 9.750 ragazzi, quattro case di reclusione, un ospedale e permesso a 128.000 studenti di entrare gratuitamente al Salone. Per l’edizione 2018 sono coinvolti 26 luoghi di formazione: 13 istituti superiori, 3 scuole medie, 3 scuole elementari, 4 strutture di detenzione penale, un centro per l’istruzione per adulti e una struttura ospedaliera che apriranno le porte a 26 autori, protagonisti di un percorso in quattro incontri ciascuno (3 in classe e uno conclusivo in programma lunedì 14 maggio, durante il Salone) fino alla fine dell’anno scolastico, sviluppando un rapporto continuativo e costruttivo con gli studenti coinvolti. Un percorso importante, dai grandi numeri. L’idea però non è del tutto nuova, anzi, a guardare bene, si può dire che non Torino, ma proprio la più piccola Novara è stata pioniera in questo tipo di rapporto tra la letteratura e la scuola, così da far incontrare i protagonisti del pensiero e della narrazione contemporanea con chi siede in classe e spesso lamenta di dover leggere e studiare testi polverosi di autori lontani nel tempo seppure imprescindibili per la formazione e l’educazione.
Perché si può sostenere questa tesi? Perché 17 anni fa (due prima di Torino), a Novara è nato il festival “Scrittori e giovani” che ha portato gli autori nelle classi, che ha regalato i libri in modo che gli studenti potessero leggerli prima, prepararsi e dialogare meglio con l’autore stesso. Quella prima edizione era stata dedicata al tema del sogno, spesso specchio della realtà, promosso (come i successivi) dal Centro Novarese di studi letterari e la collaborazione stretta della provincia di Novara. Negli anni le collaborazioni sono cresciute in una rete più ampia che ha permesso, nonostante la crisi, di proseguire con il festival.
In questi 17 anni, poi, in città sono nati altri festival, rassegne e kermesse letterarie (“Voci di donna” a esempio compie già sette anni e ancora “Novara di carta” così giovane continua a crescere, e il Premio Bancarella ha ritrovato casa proprio a Novara con l’avvio ufficiale e l’annuncio degli autori in gara…).
Una Novara che ama leggere, che ama dissertare sulla lettura, con gli autori, con i libri raccontati e interpretati (anche in questo caso basti pensare ai vari “tutto esaurito” negli appuntamenti coi grandi nomi promossi dal Circolo dei lettori…).
Novara, dunque, che può crederci di più e promuovere di più quello che ha creato, che ha e che funziona, che può far crescere le sue iniziative, senza invidia per quello che hanno gli altri. Se Torino dimostra che le belle idee vanno fatte proprie, dimostra anche che Novara ha avuto il merito in più di partire per prima.