Sono persone che vivono ai confini della società. Silenziose, anonime, quasi invisibili. Eppure, dietro a loro, c’è sempre una storia da raccontare, dietro a loro c’è sempre un motivo che li ha portati a vivere lontani dalla realtà. Nel sottopasso della stazione, erano diversi i clochard che avevano scelto quel pavimento per passare le notti fredde e terribili dell’inverno novarese. L’assistenza dei servizi sociali non è servita, in una prima fase, a convincerli della necessità di trovare un luogo in cui dormire. L’intervento delle associazioni di volontariato, invece, ha contribuito ad azzerrare (quasi) la loro presenza per strada, in stazione o nei parchi. Quasi tutti ad oggi sono al dormitorio.
Tra questi clochard ci sono storie di vita vissuta tra difficoltà economiche e personali, storie di un passato travagliato e di un futuro incerto, a cui, queste persone, hanno da tempo rinunciato, intraprendendo il percorso della strada.
C’è il 35enne con grandi potenzialità, ex collaudatore di macchine e buon cartonista. E’ stato autista di muletti per tanti anni, poi sono arrivati i problemi con l’alcol, la sospensione dal posto di lavoro e il resto che è storia nota. Ora, al dormitorio, è uno tra i più attivi, anche nella fase di dialogo e intermediazione con gli altri clochard.
E poi c’è Sergio, 60 anni, pure lui con problemi di alcol. Si è sposato con un’extracomunitaria, ha pagato 5000 euro, inizialmente ha convissuto con questa persona, fino a quando i parenti di lei non l’hanno cacciato da casa. Per qualche tempo, ha fatto il pastore di pecore, in montagna, poi, perso il lavoro, ha iniziato a vivere per strada e a dormire alla stazione di Novara.
C’è anche una donna, Margherita: lei ha rifiutato il dormitorio. Ha parenti che vivono tra Castano e Turbigo, ma la strada, dice lei, è al sua vera casa, e la stazione anche.
E poi c’è Alessio, 25 anni, un rapporto difficile con la madre, che vive a Novara, motivo per cui ha scelto di rimanere al dormitorio; c’è Dulio, 40 anni, ex pizzaiolo, c’è Mauro, ex detenuto in cerca di un lavoro e di una sistemzione.
C’è Michele, quello che passeggia sempre con una tracolla sopra il giubbotto: dice di essere un poeta e probabilmente lo è.
Triste è la storia di Flavio, 40 anni, italiano: gli era stata assegnata una casa popolare che ha deciso di condividere con un amico. Un “amico” che ben presto lo ha cacciato dal suo appartamento. Ora, con le forze dell’ordine, si sta cercando di restituirli la sua dimora.
E infine ci sono ragazzi schivi, silenziosi, che non parlano mai di sé: tra loro, quasi tutti si sono convinti della necessità di utilizzare i posti del dormitorio, pochissimi altri rimangono a dormire fuori, nelle notti gelate di questo inverno novarese.
Nel frattempo, il Comune di Novara ha presentato alla Regione un progetto finalizzato all’autonomizzazione degli ospiti del dormitorio e alla costruzione di altre strutture. “Fondi che – spiega l’assessore Mario Paganini – potrebbero servire per ristrutturare parte del secondo piano dell’edificio, aumentando, nel caso fosse necessario, il numero degli ospiti.