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Novara

Silvana, lavoratrice, mamma e presidente dell’Asd Pernatese

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Silvana Cesta ha 44 anni, madre di due figli (uno di 8 e una di 12), lavora in ambito amministrativo e contabile, alla Cancer di Cameri. Dall’anno scorso guida, come Presidente, la Pernatese, associazione calcistica che raggruppa un centinaio di ragazzi (e qualche ragazza) tra giovanili e prima squadra.

Un ruolo non facile, soprattutto perchè Silvana è l’unica donna, sul territorio, a capo di una società di calcio. All’inizio le cose non sono state facili: “E’ chiaro che per una donna non è facile imporsi in un ambiente principalmente composto da uomini – dice Silvana – ma ho avuto tanto incoraggiamento da coloro che ancora oggi sono al mio fianco, in questa bella realtà, e sono andata avanti”.

Oggi le cose vanno molto bene: “Cuore e umiltà: sono le parole d’ordine, per la mia vita e per la società che gestisco. Un anno fa la Pernatese rischiava di chiudere: mi hanno proposto di guidare questo gruppo. Oggi, tutti i bambini e i ragazzi che giocano con noi non sono numeri, ma nomi. E’ un gruppo in cui non si fa solo sport, ma anche educazione, aggregazione… facciamo del sociale”.

I collaboratori di sempre sono quelli che Silvana ringrazia: “C’è il signor Massara, Papa e Martelli, Cerina, Schiavoni. E poi abbiamo un allenatore che ha scelto di rimanere qui con noi, Besnik Ragami, quando potrebbe essere il tecnico di squadre molto più importanti. Abbiamo creato una bellissima famiglia”.

“All’inizio mi hanno dato della pazza – aggiunge Silvana – Io, una donna che lavora, con due figli ancora piccoli… Ma è una sfida che ho voluto accettare: ho trovato tanti ostacoli sulla mia strada nei primi tempi, ma alla fine mi sono imposta. Pensavano di aver messo una bambolina come presidente, ma ho saputo tirare fuori i denti quando è stato necessario. Oggi mi sento un po’ la mamma di tutti questi bambini. Non mi perdo una partita…”.

Rispetto è un altro termine che viene ampiamente utilizzato tra i ragazzi e i dirigenti della Pernatese: “E’ una caratteristica di tutti i miei ragazzi. Rispetto tra compagni di gioco, tra avversari e sul campo in generale. Riceviamo molti complimenti anche dalle squadre avversarie”.

E per finire, un aneddoto: “A volte i genitori pensano che mandando i figli a giocare (più spesso a fare panchina) nelle grandi società possano sperare in un futuro. In realtà, se un calciatore ha le capacità può emergere anche nelle piccole realtà come la nostra. Ne è esempio una ragazzina che gioca con noi e che è stata convocata dal Torino qualche giorno fa. La società mi ha poi mandato una mail in cui si complimenta per le sue capacità, ma anche per l’educazione che le è stata trasmessa. Merito dei genitori, ovvio, ma anche sui nostri campi funziona in questo modo. E io mi sono sentita molto molto orgogliosa”.