Sono i ricordi di una persona che ha vissuto intensamente un legame di profonda amicizia e che, nonostante sia passato il tempo e i contatti siano piano piano divenuti meno frequenti, oggi prova tristezza, dolore e molta nostalgia alla notizia della scomparsa di un amico. Luciano Giani, imprenditore oleggese, oggi è entrato nella sua azienda, la Magic di Oleggio, senza il solito sorriso e con poche parole: “La morte di Carletto mi ha davvero lasciato tanta amarezza”. “Lo chiamavamo così, quando uscivamo insieme dopo gli allenamenti”.
Bud Spencer (nome d’arte di Carlo Pedersoli) ha lasciato un profondo vuoto anche nell’oleggese. Ma volentieri ci racconta la storia di una grande amicizia, nata appena dopo la guerra, quando lui, Luciano, e Carletto si sono conosciuti: “Era il 1947. Io facevo parte della nazionale di nuoto che si stava preparando per le Olimpiadi di Londra del ’48. Ero specialista nei 100 a dorso, Carletto nei 100 a stile libero. Abbiamo legato subito: era un uomo dalla generosità e bontà straordinarie”.
Prerogative che Luciano Giani non ha certo dimenticato e che gli sono rimaste impresse anche quando il suo “Carletto” ha intrapreso una nuova strada, dopo lo sport: quella del mondo del cinema. “Lo si vedeva in televisione con quell’espressione burbera e dura, ma lui, Carletto, era un ragazzo d’oro. Dopo gli allenamenti, uscivamo spesso insieme: andavamo nelle sale da ballo. Allora non c’erano le discoteche di oggi. E si sa che in quegli ambienti, talvolta, qualche baruffa usciva. Nel caso, noi amici lo mettevamo sempre davanti, per sicurezza… 1,92 di altezza, fisico statuario, che poteva spaventare… Alla fine, si rivelava quello che era: una persona buona, anzi buonissima, tant’è che era il primo a scappare da quelle situazioni…”. Aveva solo un vizio, Carletto: “Fumava e ricordo che ogni tanto si nascondeva per accendersi una sigaretta senza farsi vedere dagli allenatori…”.
Luciano ci racconta di una persona la cui famiglia “benestante, aveva perso la sua fabbrica in guerra, a causa delle bombe. Dall’oggi al domani, si è ritrovato senza nulla. Ma ha rialzato la testa, con dignità e con grandi sacrifici che noi amici capivamo bene. Ha sgobbato nella vita, si è sudato i risultati che ha avuto, scegliendo poi di passare dal mondo sportivo a quello del cinema. Ma ha saputo fare bene in tutti gli ambiti in cui si è impegnato”.
Dopo l’incontro in nazionale, Luciano ha mantenuto i contatti con Bud, “in modo meno assiduo, ma consapevoli del fatto che eravamo legati da un rapporto amichevole particolare. Una volta, mia nipote, che lavora in aeroporto, l’ha incontrato, si è avvicinata e gli si è presentata. Lui era molto felice di avermi ritrovato, ha lasciato il suo numero di telefono e ci siamo risentiti”.
Luciano, ex nazionale di nuoto, ha conosciuto, in quel contesto del dopoguerra, anche Cesare Rubini, “l’unico atleta al mondo che ha due nomination al All of Fame. E’ stato lui a trasportarmi in un mondo che oggi mi appartiene, quello della “palla al cesto”, ossia il basket. Luciano ha proseguito su questa strada. E’ di sua inziativa, oggi, la società degli squali della Mamy, creata e gestita insieme al figlio Mauro.
“Sono gli anni in cui frequentavo quegli ambienti ad avermi formato e ad avermi portato dove sono oggi. Ieri, quando ho sentito dai notiziari della scomparsa di Carletto, non sono riuscito a prendere sonno. Dolore, certo, ma anche nostalgia per quei tempi e per quelle persone vere. Sono entrato in azienda, questa mattina, e i miei collaboratori hanno capito subito il mio stato d’animo. Carletto era una grande persona. Non lo dimenticherò mai”.