Le somiglianze con la proposta di sanità della giunta Cota sono evidenti, e se non sono sorelle, comunque, le due riforme sono parenti molto vicine… Questo, se da una parte dimostra la necessità di una profonda revisione del sistema sanitario piemontese che deve diventare improrogabilmente sostenibile dal punto di vista economico, a prescindere dal colore politico di chi via via governa la Regione, dall’altra parte dimostra come la politica sia a dir poco “ballerina” poichè oggi come ieri quella che dovrebbe essere intesa come “razionalizzazione” viene invece vista da tutte le parti come una riforma tesa a tagliare (posti letto, reparti, primariati ecc ecc). E si sarebbe illuso l’assessore Saitta se si fosse atteso una risposta più comprensiva da maggioranza e opposizione. Comunque, questo è il gioco delle parti ed è, in assoluto, la fase più complicata, dal punto di visto politico, appunto, da gestire per una partita così importante. Vedremo come andrà a finire.
Nel frattempo, il ridisegno della rete ospedaliera, così come è stata illustrata nell’ultimo consiglio regionale da Saitta, non soddisfa per niente le aspettative del consigliere Diego Sozzani né del gruppo (Forza Italia) di cui fa parte a Palazzo Lascaris.
“Era nostra intenzione riuscire a bloccare una programmazione inutile, fuori da ogni parametro nazionale e che come uniche conseguenze avrà l’aumento delle liste d’attesa, l’invasione delle barelle nei corridoi degli ospedali, permanenze infinite nei pronti soccorso e forti disagi, se non proprio l’impossibilità, di accedere alle cure, per tutti i piemontesi”, spiega Sozzani che poi si pone anche domande non di secondo piano direttamente su Novara: “Che fine ha fatto la Città della Salute? Non se ne trova traccia, né l’Assessore Saitta ne ha fatto menzione durante la sua articolata relazione. L’avevamo evidenziato subito: i finanziamenti non ci sono. Ma a seguito di una prima ammissione del Presidente Chiamparino, si sono subito rincorse serie di dichiarazioni a sostenere che “E’ vero non ci sono ma solo per il momento” dal governatore al Sindaco di Novara … tutti a dire che non v’era problema alcuno a finanziare l’opera. E intanto… la sola manutenzione dell’Ospedale Maggiore, stante la vetustà di struttura e impianti, raggiunge cifre da capogiro, senza che alcuno provi neanche a pensare come gestire non il futuro, non il passato, ma il presente”.
Sozzani evidenzia anche la totale assenza di funzionalità nel ridisegno della rete inerente il Vco: “Il nuovo piano regionale prevede il declassamento di uno dei due presidi ospedalieri (Verbania o Domodossola, ndr) con relativa concentrazione del DEA e delle relative discipline in un unico presidio. Qualunque scelta penalizzerebbe di molto la popolazione dell’area su cui insiste l’ospedale declassato con gravi ripercussioni sulla possibilità di accedere alle cure. Varrebbe quindi la pena pensare di individuare un’area compatibile a entrambe le “anime” della provincia, dove realizzare un unico presidio. Vi sono esempi in Inghilterra di ospedali costruiti con criteri innovativi che consentono significative economie sia di costruzione sia di gestione”.
Altro problema che potrebbe ricadere su Novara, ma del quale ancora non si parla troppo, arriva da Vercelli. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Gianpaolo Andrissi, ha presentato un’interrogazione sulle sorti dell’emodinamica dell’ospedale di Vercelli, “destinata – dice Andrissi – alla soppressione secondo la riorganizzazione avviata dalla Giunta, nonostante si registrino circa 500 angioplastiche all’anno e, secondo la società italiana di cardiologia invasiva, la soglia ottimale, qualitativa e quantitativa, è di 400. Peraltro, proprio in questi giorni presso l’ospedale di Vercelli, è stato installato un nuovo macchinario (del valore di 500 mila euro) per effettuare angioplastiche”. Ma che c’entra Vercelli con Novara??? C’entra, eccome!
“A Novara città, sempre secondo il ridisegno della rete, si passerà da tre emodinamiche ad una con 1300 interventi. Se dovesse chiudere anche Vercelli si riverseranno su Novara altri 500 interventi di angioplastiche coronariche, rendendo ingestibile il servizio”.
Un bel caos, insomma… E l’assessore Saitta avrà il suo bel da fare a districarsi nella giungla che è la sanità (o la politica???) piemontese. Tutti d’accordo, a parole, sulla necessità di garantire l’efficienza del sistema sanitario. Ma sul metodo si è ancora ben lontani dal trovare un qualsiasi punto di convergenza… La “battaglia” inizia solo adesso!