Stipendi pagati con il contagocce e pavimenti lavati solo con acqua, perché i detersivi non vengono reintegrati. Accade alla base aeronautica di Cameri, dove 18 addetti alle pulizie stanno ancora aspettando lo stipendio del mese di novembre. Sono i dipendenti della Open clean di Piacenza, che a ottobre si è aggiudicata l’appalto per le pulizie. Un appalto partito male e che rischia di finire ancora peggio, come spiegano i sindacati.
“La lotta con questa srl è iniziata il 1° ottobre, con l’assegnazione dell’appalto – spiega Cristina Ronco di Cgil Filcams, che sta seguendo la situazione con Giuseppe Romano di Uil Tucs – Con l’arrivo della nuova impresa gli addetti hanno visto passare il loro contratto da multiservizi a pulizie artigianali: il che ha significato perdere circa 1.000 euro di retribuzione oltre alla 14^. Non solo, nonostante l’Aeronautica abbia sempre versato gli importi previsti a 30 giorni, l’azienda ha pagato il primo stipendio in ritardo. Prima di allora c’è stato un incontro con il prefetto, che ha disertato, per poi effettuare i bonifici solo di fronte a una minaccia di sciopero. E ora manca ancora la mensilità di novembre, che era stata promessa entro il 25 dicembre, ma che al momento non è stata ancora versata”. Secondo la sindacalista gli arretrati sui pagamenti “ammontano complessivamente a circa 20.000 euro. Noi torneremo a farci sentire con un’ingiunzione di pagamento, ma intanto si può capire che per queste 18 persone e le loro famiglie il Natale non è stato un bel Natale”.
Un appalto partito male, come dicevamo, che ha avuto anche delle ricadute sul servizio sul posto. “L’azienda non ha mai inviato ai dipendenti né i dispositivi di sicurezza – continua Ronco – né il furgone necessario per spostarsi fra una palazzina e l’altra, così ha compromesso le pulizie negli alloggi dei cadetti. Inoltre ha fornito solo una modica quantità di prodotti per la pulizia e ormai sono terminati: gli addetti sono costretti a lavare i pavimenti solo con acqua”.
Fra 3 giorni l’appalto della Open clean scadrà: “Ci auguriamo che la committenza possa rivedere il capitolato, tornando a riproporre il contratto multiservizi. In quello precedente l’azienda appaltatrice poteva scegliere fra quello e un’altra forma meno costosa e ha scelto la seconda. Speriamo che possano essere saldati tutti gli stipendi e che possa essere restituta dignità a questi lavoratori. Si tratta soprattutto di donne, fra i 35 e 60 anni. Alcune di loro prestano servizio alla base da oltre 25 anni. Sono praticamente di casa”.