“I fatti di Parigi devono far riflettere innanzitutto sulle conseguenze: a partire dal dramma che si trova a dover vivere una capitale europea, a fronte dell’inasprimento della violenza che si è concentrata, in più luoghi e su più fronti, in città nei giorni scorsi. Secondo elemento: il terrore dei parigini, ma anche la paura che si è diffusa in tutta Europa, a seguito di una tragedia che poteva colpire qualunque città europea e non solo. Terzo aspetto, quello centrale, su cui si deve lavorare da subito: la tutela della sicurezza, la necessità di restituirla ai nostri territori. Al di là del fatto che quanto accaduto sia episodico o sistemico, la violenza registrata a Parigi deve comunque far riflettere sul fatto che le politiche migratorie, così come vengono attualmente gestite, sono un errore concettuale che deve essere sgomberato da una politica che ha dimostrato, in tanti anni, quanto l’ideologizzazione dei fenomeni sociali possa essere deleteria per lo sviluppo civile di un Paese.
Deve far riflettere anche il fatto che purtroppo la perdita di sovranità e di autonomia a favore di decisioni europeiste su tali temi non è più accettabile, meno che meno su temi come la stabilità sociale e la sicurezza. La politica europeista, in questo ambito, ha letteralmente fallito: e Parigi ne è la conferma assoluta. Ciò succede perchè viene delegato il confronto, con la discussione e la scelta finale, a soggetti la cui elezione avviene ad un livello democratico inferiore a quello che invece necessiterebbe per poter gestire con competenza e soprattutto rappresentatività effettiva argomenti e questioni di tal genere. Se ci pensiamo, francesi, inglesi, tedeschi ecc decidono anche per noi italiani su materie non delegabili (storia coloniale, natura dei confini, posizione geografica). Ma lo fanno dall’alto di uno scranno per niente radicato con la realtà dei Paesi per cui decidono. Temi di questo genere non possono più essere delegati all’Unione Europea. Fatti come quelli di Parigi sono una chiaro segnale di contrapposizione a quanto viene propagandato e alla tendenza di invertire la rotta rispetto alla sovranità popolare.
Quanto successo in Francia lascia credere che ci sia, come denominatore comune, una connotazione sistemica alla quale occorre opporsi fin da subito con forza e determinazione cambiando e rivoluzionando, se necessario, l’attuale gestione ed amministrazione delle politiche migratorie.
Preoccupante che il Paese che ha subito questo attacco sia governato da un soggetto, Hollande-Pètain che nega il principio della matrice religiosa a tale attentato escludendo dal dibattito sulle misure da prendere chi in Francia ha, oggi più che mai, rappresentatività per farlo, corroborato da quota parte della stampa “collaborazionista” arruolata”.
Delta