Vi piacciono le storie ed i libri che parlano d’amore? A noi moltissimo. Ma non è solo un fatto generazionale (il romanticismo a lenire le ferite della… “maturità”?… O, per i più giovani, la scoperta dei primi battiti accelerati del ♥ ?)…
In una contemporaneità che sembra priva di correnti di pensiero significative, confusa fra resti di ideologie ormai crollate, questo aggrapparsi ai sentimenti pare la conclusione più naturale e logica, anche per quel che riguarda l’espressione dell’arte e soprattutto in letteratura.
Non sono solo i libri a testimoniarlo. Persino i giornali dedicano sempre più spazio alle questioni del cuore (si pensi, per rimanere sul nostro territorio, a La Stampa con il fenomeno Gramellini) ed i social pullulano di romanticismo – Twitter per fare esempio ne è zeppo – declinato in molteplici sfaccettature (spesso sono proprio le manifestazioni più mielose e delicatamente sentimentali ad ottenere maggiore successo, l’avevate notato?).
Sì… Parliamo d’amore, dunque si astengano dalla lettura successiva gli irriducibili duri…
In una breve ricerca di testi e protagonisti anche locali di questo “romanticismo contemporaneo” la nostra attenzione va ad un libro di Antonio De Giovanni e Patrizia Fabbri intitolato “Il rumore del tempo che passa”.
De Giovanni, novarese di nascita, vive ad Arona e dopo aver lavorato per più di vent’anni come medico in un servizio per le tossicodipendenze, oggi si occupa di cooperazione internazionale (lavora per Medici senza Frontiere). Patrizia Fabbri invece vive in provincia di Perugia.
Il libro, edito dalla 0111 Edizioni, racconta del periodo sabbatico di Antonio a Cuba, un viaggio che egli ha scelto in alternativa al… suicidio.
L’apparente “ironia” delle prime righe (il dubbio se suicidarsi, andare a Cuba, o andare a Cuba per poi suicidarsi!) non tragga in inganno… In verità la scelta di Antonio di partire è conseguente ad un abbandono, quello della donna amata perdutamente, che lo sconvolge in profondità.
La trama si dipana nel racconto del viaggio, intercalato dai ricordi contenuti nel diario che Asia (la compagna perduta) ha lasciato prima di andarsene e che mai lui prima aveva avuto la forza di leggere…
Un abbandono è un abbandono… Ma di quale abbandono stiamo parlando? Un colpo di scena spezza (e invero riapre) l’evolversi della storia…
In mezzo il calore di Cuba e della sua gente, un’atmosfera fatta di esistenze lontane, dove, accanto alla miseria che costringe a vite d’espedienti, prevalgono i sentimenti che penetrano come il profumo del tabacco e del rum che scorre a fiumi.
Ma nonostante le innumerevoli tentazioni il pensiero di Antonio resta fermo lì, a quella felicità perduta che si accompagna ad un rancore sordo che rifiuta persino l’evidenza, ovvero l’esistenza di fattori imponderabili, che possono condizionare un intero percorso di vita.
Saranno i nuovi amici, le straordinarie esperienze altrui, raccontate con una semplicità che accarezza il cuore, a riportarlo alla ragione o meglio a consegnare una ragione a quel che è apparentemente incomprensibile e dunque fino ad allora inaccettabile: così anche una fine può trasformarsi in un nuovo inizio, un punto diventare una virgola che consente di ricominciare a scrivere un nuovo capitolo del libro.
Romanticissimo! Da divorare in un fiato!
Antonio De Giovanni – Patrizia Fabbri: “Il rumore del tempo che passa” (0111 Edizioni – Euro 15)