Un incontro durato quasi cinque ore e a quanto pare caratterizzato, in certi momenti, anche da toni piuttosto accesi. “Siamo ben lontani da un accordo”, dicono i rappresentanti sindacali della Tamini, ex Verbano Trasformatori, al termine di un’estenuante riunione che si è svolta in Associazione Industriali. Decisione rinviata, per l’ennesima volta. L’appuntamento, il secondo, è per giovedì alle 19 con il Ministero dell’Economia: in quel contesto, dopo il sollecito dei funzionari romani, rivolto a Tamini affinchè trovasse con l’azienda e i suoi lavoratori un accordo “degno” del comportamente professionale della capofila (ossia Terna), a questo punto ci si aspetta un avvicinamento alla chiusura della trattativa.
Domenica, tra l’altro, scadono anche i 45 giorni concessi dalla legge per trovare un accordo a livello territoriale. In caso di mancato risultato, la palla passerà alla Regione.
Quella della ex Verbano è una trattativa alquanto delicata, una di quelle più dure degli ultimi tempi per il Novarese, dopo la De Agostini. 48 lavoratori in esubero, 21 probabili reintegri, ma alcuni al di fuori dell’azienda novarese e in altre sedi di Tamini dislocate in Lombardia, la proposta di un incentivo come fuoriuscita: soluzioni non sufficienti per i sindacati che chiedono invece la ricollocazione di tutti gli ipotetici esuberi e un aumento dell’incentivo previsto per uscite volontarie dall’azienda. Ma ciò che maggiormente caratterizza la trattativa è la tipologia di protesta che ha fatto da contorno a questi primi 40 giorni di crisi Tamini. Manifestazioni, incontri con i vertici, con gli industriali, incontri con rappresentanti politici e istituzionali, blocco delle strade, proteste dal tetto dell’azienda, notti passate dinanzi la sede di corso Risorgimento. Si è tentato il tutto per tutto, forse per la prima volta dopo tanto tempo.
Nel frattempo, in attesa dell’incontro con al Mise, prosegue lo sciopero alla ex Verbano di Novara.