Tentato omicidio, tunisino condannato a 5 anni. A gennaio era entrato in casa della ex compagna armato di machete. Il processo si è celebrato con rito abbreviato
Le aveva telefonato annunciando che sarebbe andato a casa sua; lei, impaurita, prima aveva chiesto aiuto al compagno della madre e al nonno, si era barricata in bagno con il figlio di pochi mesi, e aveva chiamato la polizia. Quando i due uomini sono arrivati nell’abitazione si sono trovati faccia a faccia con l’uomo, tunisino trentenne, armato di machete. Ne era nata una colluttazione in seguito alla quale il nonno della donna, colpito al volto, aveva riportato lesioni giudicate guaribili in una ventina di giorni. Era la notte tra il 12 e il 13 gennaio scorsi; l’uomo era stato bloccato, non senza fatica, dagli agenti di una Volante che erano intervenuti pochi minuti dopo. Era stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, lesioni aggravate, violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale. Per quelle accuse il tunisino è finito a processo e, assistito dall’avvocato Pamela Ranghino, è stato condannato con rito abbreviato alla pena di 5 anni di reclusione. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 6 anni, il difensore l’assoluzione o in subordine, la derubricazione del reato da tentato omicidio in minaccia aggravata. Ma il gup, accogliendo le richieste dell’accusa lo ha condannato alla pena di 5 anni.