Se il Buongiorno si vede dal mattino, come il famoso detto preannuncia, Novara è una città fortunata, baciata dalla buona sorte e dall’operosità della sua popolazione fin dai tempi antichi. Si narra che il grande Tiziano Vecellio dipinse una Natività per la città di Novara attorno al 1542. Null’altro si sa su questa vicenda e il mistero avvolge la fine di questo dipinto. Ma andiamo con ordine.
E’ stata molto apprezzata e partecipata la serata con l’esperto proposta come di consueto dalla Pro Loco di Novara intitolata “Scintille di Luce e Drammatiche Ombre tra i Colori di Tiziano” tenuta da Sonia Martelli presso la Barriera Albertina. E’ stato molto piacevole il fluire del racconto competente e molto tecnico su argomenti d’arte e di vita passata.
Iniziamo col dire che Tiziano nasce a Pieve di Cadore. Per molti potrebbe significare poco. Per chi ha osservato i dipinti del Maestro e conosce bene quei luoghi rivede in ogni suo fondale colori, texture, asperità del paesaggio Cadorino. Sono luoghi che amo molto e che frequento da sempre, dominati da cime imponenti come il Pelmo e il Civetta e attraversati dalle famose Alte Vie. Zone di coraggiose battaglie nella Prima Guerra Mondiale ma normalmente sonnolente e tranquille. E’ nel cielo terso e limpido, in mezzo a prati verdi e pareti rocciose che cresce Tiziano. Narra la storia che dipinse una Madonna con colori tratti da fiori e piante e tale fu lo stupore del padre che lo mandò a Venezia col fratello a studiare disegno.
Divenne uno degli artisti più innovatori e rinomati del suo tempo. Creò insieme al suo grande predecessore e maestro Giorgione, la tecnica del tonalismo in base alla quale si dava un ruolo primario al colore steso a velature piuttosto che alla forma netta e precisa alla maniera fiorentina. Venezia allora era una capitale ricca e opulenta e vantava una vita culturale molto attiva sia in letteratura, capitale dell’editoria italiana e dell’umanesimo, sia nelle arti capace di attirare a cavallo del 1500 personaggi come Leonardo e Michelangelo.
Con puntualità scopriamo i lati nascosti e i significati di alcune opere come “Il concerto campestre” con la costante contrapposizione fra musica e poesia, fra nobile liuto e flauto campestre, col concetto di contrapporre opposti come via per la conoscenza superiore. Nel 1510 la peste arriva a Venezia e La Serenissima commissiona una pala d’Altare che saprà realizzare in maniera molto innovativa. In Amor Sacro e Amor Profano, una delle mie preferite del 1514, viene richiesto dal committente un’opera che metta in evidenza il concetto di perdono. L’opera presenta due donne, una vestita l’altra ignuda, un piccolo cupido che gioca innocentemente con l’acqua, trasparente e pura, ma racchiusa in un sarcofago. Le due figure hanno lo stesso volto a significare le due anime del matrimonio, una pubblica l’altra privata. L’abito bianco quale simbolo di purezza, i conigli sullo sfondo simbolo di prole, il guanto quale stile della sposa casta in pubblico. Nella figura nuda predomina il rosso sul bianco e colloca una lampada accesa in mano a significare spiritualità ardente. Tiziano si caratterizza presto per i colori accesi: i rossi intensi, i blu accesi, il giallo ocra dorata che fa contrastare con altre cromie più neutre.
Con la nomina a pittore ufficiale della Serenissima la carriera di Tiziano arrivò al culmine. Era apprezzato, famoso e molto richiesto. Il ruolo gli assicurava un compenso di cento ducati annui e l’esenzione delle tasse. Fu conosciuto allora come il più ricco artista della storia. Con le sue ricchezze investì anche in terreni e legnami nella sua terra d’origine, il Cadore. Di quel legname ne fa un utilizzo anche artistico, sia per i supporti delle grandi tele sia per le strutture lignee. Rimase vedovo dopo soli 5 anni di matrimonio. Crebbe i figli con dedizione. Alla sua morte uno dei figli, Pomponio, dilapida il suo sostanzioso patrimonio in soli cinque anni.
Grazie a Sonia Martelli sappiamo molto di più di questo artista eclettico, intenso ed innovatore.
Il prossimo appuntamento della serie “Questa sera ci vediamo con…” il 7 Maggio alle 20:45 presso la Barriera Albertina, appuntamento con Vincent Van Gogh “Il ritratto della diagnosi” a cura di Andrea Dho.
Caterina Zadra