Riceviamo e pubblichiamo:
“Ringrazio davvero Massimo Giordano per l’attenzione riservata al mio contributo. La conclusione l’accetto più che volentieri: non dobbiamo farci paralizzare dalle nostalgie e dai nostalgismi e dobbiamo tutti dare un contributo alla vita pubblica e alla crescita della nostra Novara.
Purtroppo, il Bilancio della nostra città è profondamente in rosso e non mi riferisco al Bilancio del Comune di Novara, soggetto a valutazioni politiche differenti e a decisioni prese lontano dalla nostra Città, ma a dati difficilmente confutabili: posto di Novara nella classifica nazionale della qualità della vita, tasso di disoccupazione giovanile e non, tasso di popolazione attiva, tasso di crescita demografica, tasso di mortalità delle imprese, reddito pro-capite, percentuale di famiglie povere, tasso di inquinamento dell’aria.
Sono stati gli ultimi dieci anni per Novara anni di oggettivo forte declino, un declino che partiva da prima, un declino non è attribuibile se non solo in parte alla crisi nazionale ed internazionale che ha colpito l’Italia e quindi di riflesso Novara.
Oggi, l’Asl è la prima azienda della Città, la nuova Cittadella della Salute, forse più vicina a vedere la luce, è vista dall’economia locale come l’unica carta veramente sul campo, subito dopo il Comune di Novara che, finalmente, grazie allo sblocco delle assunzioni, riuscirà ad assumere qualche unità aggiuntiva a tempo indeterminato e qualche altra a termine.
Lo dico perché non c’è niente di più nocivo di non vedere in faccia la realtà, anche quando non ci piace, anche quando vorremmo che fosse ben diversa, anche quando non vogliamo che in noi vinca l’amarezza per un impegno spesso gravoso che non ha potuto sortire i risultati sperati.
Se vogliamo essere generosi con Novara dobbiamo essere duri con noi stessi, anche se ci fa male.
Mi dispiace aggiungere che la stessa Università del Piemonte Orientale che, indubbiamente, anche l’Amministrazione Giordano ha assecondato e sostenuto, è frutto di intuizioni e di lavoro di generazioni precedenti alle nostre di politici ed amministratori locali.
Con simpatia, Giordano, mi consenta: quando ero giovane, eravamo giovani (Giordano lo è ancora, più di me) Novara ci sembrava provinciale, troppo provinciale, tremendamente provinciale.
Eppure, se leggiamo meglio la storia di Novara fino agli ’90 troviamo che Novara era ben più inserita saldamente nelle dinamiche della storia economica, produttiva, politica italiana e perfino europea. La classe dirigente novarese, economica e politica, era una classe dirigente nazionale, il progetto di difesa e rappresentanza della nostra gente era su un orizzonte per cui perfino Torino era piccola e a volte perfino Milano.
Poi, ho l’impressione, forse sbagliata, che tutto si sia troppo rimpicciolito, troppo paesano, localistico,e questo mentre la Globalizzazione avanzava e vinceva, proprio a Novara che era già “glocal” quando il termine non era stato ancora inventato.
Che poi non sia facile passare dalle analisi fondatamente pessimistiche a terapie coraggiose e d’urto su questo io e Giordano e tanti altri, forse, la pensiamo nello stesso modo”.
Pier Luigi Tolardo