
Otelo de Crivis a Pola (9 maggio 1950)
Cosa significa essere un poeta? Cosa determina la qualità per cui un uomo possa essere definito tale? Otelo de Crivis, nel suo percorso esistenziale, ne è stato manifestazione allo stato puro. Esule istriano, lasciò la sua amata Pola per incontrare la città di Novara. Uno strappo prepotente, che condizionerà buona parte della sua opera poetica.
A Novara, Otelo ha sempre svolto un ruolo pionieristico: dalla fondazione di Tempo Sensibile negli anni settanta, egli ha percorso vie alternative senza essere mai condizionato da trend di sorta, imposti o comunque dettati da scelte d’interesse. Uomo coraggioso e indipendente, riuscì sempre a fare della parola scritta, personale o proposta in qualità di talent scout, un paradigma della sua visione del mondo.
Mai gratuito, ebbe la capacità di raccontarsi in un periodo storicamente non facile, dove ancora le barriere, le censure erette contro la storia degli esuli giuliano-dalmati e le sue speculazioni nell’ambito del centro culturale Tempo Sensibile di Via Fratelli Rosselli, erano viste come una sfida al negazionismo da una parte, e al perbenismo morale dall’altra.

Otelo esule a Novara (fine anni sessanta)
Come molti uomini di genio, Otelo incontrò da sempre difficoltà nel quotidiano; assorbito totalmente dalla sua inarrestabile onda creativa, ingenuo come un bambino, difficilmente riuscì a svolgere quelle mansioni che apparentemente sembrano ai più ordinaria amministrazione.
Le sue turbolenze nella vita relazionale e famigliare, raccontano di una personalità sofferta, complessa, che riportano ai gravi traumi subiti dall’orrore della guerra vissuta nella sua amata Pola e alle vicissitudini parentali, forse la vera matrice su cui prende forma tutta la sua opera letteraria.
Una vena melanconica traspare in tutta la sua opera, dove elementi del proprio vissuto emergono con struggente intensità. Come elemento compensatorio, l’ilarità è l’altra faccia di Otelo, poliedrico, imprevedibile, con un passato da attore teatrale bruscamente interrotto dall’esodo, raccontano di un uomo talentuoso, capace di esprimersi su piani diversi.

Otelo in una foto del 2012
Inviso dalla presunzione di molti dilettanti, a tratti pedissequamente copiato, fu altrettanto amato da coloro che incontrandolo nel proprio percorso di vita, videro in lui una sorta di “confessore laico”, un profondo analista; una capacità innata faceva vibrare in risonanza l’iperestesico Otelo con l’Anima altrui. Donava se stesso e contemporaneamente riceveva dall’altro humus vitale per la sua inesauribile creatività. Era armato da una fede profonda, in particolare, una devozione al Cristo che palesava solo a pochi intimi.
Sacrificò la vita per un ideale: forse, alla pari del Ludwig, costruì molti castelli, ignaro delle conseguenze, molte, troppe. Con la sua espressione “lascio solo sogni”, possiamo ben intendere il significato profondo della sua eredità spirituale, qualunque cosa egli volesse intendere con questa frase.
Ma se è vero che chi rinuncia ai propri sogni muore, allora Otelo, al raggiungimento degli ottantaquattro anni (il ciclo di Urano, o la costruzione del tempio del Sé, per alcune dottrine esoteriche), è riuscito ad attraversare tutta l’esperienza terrena, pur scegliendo la via di maggior sforzo, con privazioni enormi, e a raggiungerne la meta: il sogno, è diventato realtà….alla ventiquattresima ora…il prezzo da pagare “ORA” è elevatissimo: l’ immortalità.
Ora, quel sogno vive in tutti coloro che lo conobbero in vita.
Otelo, polesano, esule, poeta, novarese, generosa eccellenza di questa città: possa Novara, la tua casa d’esilio premiarti con quella riconoscenza che meriti. Per quel sogno durato una vita, e che una mattina dell’ 11 aprile 2015, ci hai donato in custodia.
Ne saremo all’altezza?
Guido Bakota
Flotta Lazzaro Mocenigo 1954 – Eredi Villaggio Dalmazia – Novara
E-mail: [email protected]
(destinazione Itaca)
Prese il largo da Polai,
città degli esuli,
l’animo mio odìsseo
che navigò tra i flutti delle vicissitudini.
E mi feci nocchiero
e vela
e remo
nel miraggio di un’Itaca lontana;
non so se governai
un vascello
o una battana…
Tratto da “WILDEANA 2000” poesie di Otelo de Crivis
© edizioni “tempo sensibile”- Novara
Nella ventiquattresima ora
Ho vissuto il quotidiano archiviando
una parte di me;
l’altra, l’ho riservata alle notti brave dell’immaginazione alternativa…
E la vita si è fatta sempre più ombra notturna
di soffuse memorie
sospese sul quadrante del tempo
nella ventiquattresima
ora…
(nella ventiquattresima ora – tratto da “WILDEANA 2000”, poesie di Otelo de Crivis – © edizioni “tempo sensibile”- Novara)