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Novara

Ucciso da un fucile nei boschi: nell’autopsia le traiettorie dello sparo

E’ durata più di 5 ore l’autopsia sul corpo di Gian Carlo Baragioli, ucciso domenica scorsa da un colpo di fucile nei boschi sulle colline fra Ghemme e Cavaglio d’Agogna, mentre cercava castagne con la moglie. E’ un lavoro lungo e di grande precisione quello che è toccato al medico legale Maria Vittoria Franco. La professionista ha dovuto ricostruire tutte le traiettorie dei pallettoni esplosi, che hanno colpito i vari organi interni. I risultati emersi saranno incrociati con i riscontri raccolti nei due sopralluoghi effettuati dai Carabinieri sul luogo del delitto.

Al momento, dunque, resta ancora senza nome il killer del 59enne di Vicolungo. L’unica certezza è che il colpo mortale sia stato sparato da un fucile da caccia, armato con munizioni necessarie per l’abbattimento di animali di grossa taglia. Verosimilmente dei cinghiali. Un colpo che ha trafitto Baragioli alla schiena, mentre era chinato per raccogliere delle castagne.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Francesca Celle, si preannuncia un lavoro complesso e articolato. Gli inquirenti devono comporre un puzzle piuttosto complicato, incrociando traiettorie, posizioni di mezzi e persone presenti nella zona della tragedia, tramite telecamere e utenze telefoniche che risultavano collegate al ripetitore situato sulle colline. Dettagli che potrebbero arrivare anche da eventuali testimoni, a cui nei giorni scorsi era stato lanciato un appello a farsi avanti. Nessuno dei 10 cacciatori presenti in zona la mattina della tragedia, allo stato attuale, risulta iscritto nel registro degli indagati. Nel frattempo si attendono gli esiti sui fucili, che sono stati loro sequestrati.