“Ci hanno disegnato intorno un’immagine che è molto differente da quello che siamo davvero”. Così Alessandro Tartaglia del gruppo ultras “Nuares”, dinanzi ai legali che impugneranno i 4 daspo pronunciati tre settimane fa (Giovanni Adami, Antonio Redaelli e Stefano Gevi), racconta, a nome degli altri tifosi, come sono andate le cose nella serata di quel sabato di inizio novembre.
“Non siamo un gruppo di violenti, tutt’altro. Quel sabato – spiega Alessandro – eravamo in centro a dovertirci insieme ai tifosi riminesi. In estate festeggiamo da loro e in inverno da noi, qui a Novara, come tifoserie gemellate. Al di là della partita, che non c’entra nulla con la serata, siamo andati in centro e, come spesso succede anche in altre città, abbiamo tirato fuori uno striscione e ci siamo ritrovati circondati dalle Volanti, con un atteggiamento spropositato rispetto a quello che stavamo facendo: nessun atto di violenza e nessun danneggiamento, ci stavamo solo divertendo. Chiaro che la reazione di qualcuno è stata quella di far partire dei cori”.
“Comunque, alle due del mattino, nuovo blitz al bar in centro, il cui titolare ha confermato che ci stavamo comportando in modo impeccabile. Quattro di noi sono addirittura andati in Questura, volontariamente, a spiegare e a motivare l’assembramento con i riminesi. Credevamo che sarebbe finito tutto lì. E invece…”.
Alle 7 del mattino “la Polizia entra nelle abitazioni di alcuni componenti del gruppo, in un caso svegliando e spaventando addirittura un bambino piccolo per cercare nella sua camera materiale esplosivo. Da lì, i 4 Daspo che contesteremo”.
I Nuares sono un gruppo numeroso: tra loro ci sono giovani e persone più avanti d’età, ci sono anche diverse ragazze: “Non vogliamo che la nostra città venga associata ad una tifoseria violenta, perchè non siamo così. Portiamo avanti iniziative sociali, di solidarietà delle quali parliamo poco. Seguiamo la nostra squadra, tifiamo per i nostri giocatori e ci inalberiamo quando è necessario. Ma non si può certo dipingere un’immagine come quella che ci stanno cucendo addosso!”.
Cinque anni corrispondono in buona sostanza la massimo della pena che potessero infliggere agli ultras: “Abbiamo avuto mandato di impugnare i 4 Daspo emessi nel post serata: tre di 5 anni e uno di 3 anni. Nei prossimi giorni depositeremo ricorso al Tar”. Sono le parole dell’avvocato Adami, uno dei massimi esperti legali delle “curve” d’Italia.
“Crediamo che la Polizia abbia un po’ pescato nel mucchio – prosegue Adami – del resto non sono stati individuati con precisione coloro che hanno intonato cori contro gli agenti, coloro che hanno acceso fumogeni e quelli che avrebbero lanciato monetine. C’è uno scollegamento totale con lo stadio in questi Daspo che invece dovrebbero essere emessi soltanto per violenza o danni durante le manifestazioni sportive. Per fare un esempio: non è che girare in centro con la maglietta o la sciarpa della propria squadra e commettere un reato voglia dire essere daspato di conseguenza”.
In tutta questa vicenda, lascia perplessi “il silenzio della società. Non una telefonata da quando sono successi questi fatti, anche se in tante altre occasioni (quasi tutte) ci si sentiva direttamente per organizzare le trasferte, i biglietti, gli allenamenti. E i Nuares sono sempre stati disponibili e collaborativi”.
L’attività di sostegno alla squadra è stata sospesa all’interno dello stadio. Sabato, i Nuares non daspati invece entreranno per la raccolta fondi a favore della ricostruzione del centro sportivo di Aquila: “Raccoglieremo direttamente dentro lo stadio, ma terremo lo striscione girato al contrario, senza sostegno al Novara”.
“Presto la società si renderà conto che senza sostegno, la squadra gioca sempre in trasferta”.