I novaresi che si dirigono verso Casa Bossi da Piazza Martiri passano sicuramente a lato della piazzetta di santa Caterina da Siena. Di solito ci sono macchine parcheggiate e i marciapiedi un po’ sconnessi non permettono di soffermarsi più di tanto sulla struttura della piazza.

Da piazza Martiri… a una piazzetta…
Qui era anticamente ubicato il monastero di sant’Agata, monastero detto delle Canonichesse. Inizialmente il monastero novarese era una Casa delle Umiliate, ricordate per la prima volta in un documento del 1265 e che per la propria sussistenza si dedicavano alla tessitura dei panni o delle tele, così come prescriveva la Regola dell’Ordine. Verso il 1493 le religiose accettarono la Regola di sant’Agostino e nel 1553 la chiesa annessa al monastero di sant’Agata venne ampliata e consacrata per volere del cardinale Giovanni Morone, vescovo di Novara.
Ma chi erano in verità le canonichesse? Le canonichesse erano tenute a un’osservanza della regola meno rigida rispetto alle monache. Come tutte le religiose avevano l’obbligo dei sette uffici giornalieri ed erano vincolate ai voti di castità ed obbedienza ma non a quello di povertà: potevano infatti conservare tutti i propri beni, disporre di oggetti di proprietà personale ed avere donne di servizio. Non erano molto ben volute dalle autorità ecclesiastiche ma il monastero veniva sostenuto dalle famiglie aristocratiche locali che così potevano sistemare, in un modo adeguato al rango, le ragazze che non era opportuno offrire sul mercato matrimoniale.
Il monastero di Sant’Agata fu soppresso dal governo napoleonico, come molte altre strutture religiose novaresi, con decreto del 10 maggio 1810 e la chiesa e i suoi locali ridotti ad abitazione civile. L’ultimo colpo lo inferse Alessandro Antonelli quando per dare spazio a Casa Bossi nel 1865 demolì una parte di caseggiati che facevano parte dell’antica contrada di Sant’Agata e aprì via Pier Lombardo sul Baluardo.
D’ora in avanti quando passeremo dalla piazzetta immaginiamo le giovani aristocratiche che in questo luogo fuori dalla società, ma non così lontano dai luoghi del divertimento, tendevano lo sguardo con occhi trasognati al mondo civile.