Paradossalmente, ma non troppo, la discesa verso la serie “C” del Novara calcio è iniziata quattro anni fa quando la squadra azzurra arrivò a toccare un traguardo clamoroso, la promozione in serie “A”.
Al Novara calcio, precisamente a Novarello (faraonico centro sportivo misto ad albergo, ristorante, pizzeria, museo di coppe e campi di calcio: un melting pop veramente kitsch!), hanno pensato di aver “inventato” il calcio.
Ogni pallone che Bertani e Gonzalez toccavano, in serie “B”, finiva in rete, per una di quelle magie che ogni tanto nel calcio accadono (ricordate Schillaci?). Ma la squadra -e soprattutto la società- non erano pronte per la massima categoria, pur vantando una cortina fumogena come Novarello.
La resa dei conti, cioè la verità, è arrivata poco alla volta ma implacabile, evidenziando nettamente i limiti culturali di una società, il Novara calcio, che poco ha imparato dalle stagioni precedenti, quelle relative a Borgo, tutte finite nel marasma collettivo.
L’accoppiata Tesser-Sensibile portò una ventata di novità e di freschezza necessaria al Novara calcio per uscire dal limbo e dall’anonimato di mediocri campionati di serie “C”. I risultati arrivarono subito: promozione meritatissima in serie “B” nel 2010; grande festa di sport e di passione nel gennaio 2010 in occasione della partita di Coppa Italia a San Siro contro il Milan (con oltre diecimila tifosi novaresi al seguito!).
Poi l’incredibile: pochi acquisti mirati, e nuova promozione addirittura in serie “A” grazie ad un gol europeo di Marco Rigoni segnato contro la Reggina, nelle semifinali dei play-off. Finali poi vinte contro uno scombiccherato Padova, ancora a segno Rigoni e Gonzalez.
Ci furono evidenti meriti in quella promozione “storica”, ma anche tanta fortuna.
E quella stagione di serie “A”, tanto decantata e passionalmente seguita da migliaia di tifosi, fu l’inizio della fine per il Novara calcio. La società si illuse, non era preparata all’aria delle vette, avrebbe avuto bisogno di tecnici competenti e non di improvvisati giocolieri delle tre carte.
Acquisti sbagliati; conduzione tecnica non adeguata; sconfitte a volte non meritate, ma la serie “A” non perdona i dilettanti allo sbaraglio. Si tornò in serie “B”, che sembrava la nostra categoria, adeguata e adatta alla città.
Ci illuse (noi compresi) l’allenatore Aglietti, protagonista di uno straordinario girone di ritorno nel campionato 2012-2013 quando arrivammo clamorosamente ai play off. Poi si ruppe ancora qualcosa all’interno della società, della squadra, i rapporti si deteriorarono.
Fino all’attuale campionato 2013-2014 terminato in modo fallimentare con una sorprendente retrocessione in serie “C” malgrado la presenza di giocatori importanti come Gonzalez, Pesce, Rigoni, Buzzegoli, Perticone e poi Crescenzi, Lambrughi e Sansovini. Una preparazione estiva sicuramente sbagliata; grosse lacune difensive; attacco in crisi unitamente alla crisi di Gonzalez che doveva essere il cannoniere della squadra, l’uomo-guida.
Retrocessione maturata venerdì 13 giugno allo stadio “Ossola” di Varese di fronte alle tremende stoccate di Pavoletti, quattro gol in due partite di spareggio!
Si torna in serie “C” dopo quattro anni di illusioni.
Meritatamente, anche perchè -purtroppo- la città di Novara, in tutte le sue componenti (amministrative, politiche, industriali, culturali), è oggi una città di serie “C”.
Arrivederci alla prossima avventura. Il calcio è il paradigma della vita, a volte.
Gianfranco Capra