Fresco di stampa “Il sole sottoterra” un romanzo premiato ancor prima di essere pubblicato e quindi con un debutto che ne garantisce le proprie qualità?
Il romanzo lo avevo abbozzato in sole dodici ore e dopo il delicato lavoro di limatura e di editing, avevo partecipato al Memorial Vallavanti Rondoni: un premio che in questi anni è divenuto molto prestigioso e che tratta in particolare la narrativa inedita. A grande sorpresa il romanzo si è classificato al primo posto con un punteggio pieno. Ho dedicato il premio alla mia città, Novara.
Titolo e copertina che parlano da sé …
Infatti, il protagonista è un giovane professore novarese che vive la tragica esperienza in un lager polacco, ma ho voluto raccontare una storia ben diversa dalle tante narrate su questa immane tragedia. Il suo fedele e saggio amico, un polacco addetto ai forni crematori, gli insegna che tutti gli uomini sono bestie feroci: la guerra è una costante della storia, e anche le stragi, se non fossero state compiute dai tedeschi, lo sarebbero dagli altri popoli che si fingono liberatori. Gli spiega, inoltre, che in quel dannato posto il sole si è addirittura nascosto sottoterra. Ma ciò che cambia il destino del protagonista accade durante la straziante selezione per l’idoneità al lavoro: la dottoressa incaricata a questa disumana scelta, all’incontro col giovane protagonista, ne rimarrà misteriosamente affascinata. Ne seguiranno episodi e colpi di scena attraverso un’Europa dilaniata dal conflitto mondiale. Un romanzo che mi ha letteralmente sfiancato a causa delle difficoltà che ho incontrato durante la preparazione e lo svolgimento del tema.
Come autore novarese quanto c’è di Novara nel tuo ultimo romanzo?
Durante la detenzione nel Lager, il protagonista sogna ad occhi aperti la sua casa di Novara; casa bianca e azzurra con le persiane verdi, la calda cucina con la tavola apparecchiata da piatti e stoviglie pulite e il suo letto con lenzuola bianche che profumano di lavanda, si sveglia da questo sogno di fronte a quel dannato vagone carico di merci pesantissime e il sorvegliante che inizia a impartire ordini. Ricorda le passeggiate sotto i portici per corteggiare le belle ragazze. Ricorda la Messa al Duomo e il caffè al Bar Coccia oltre alle partite di calcio del Novara. Un finale interamente a sorpresa. Ma cosa completa la “novaresità” del romanzo è la copertina con la foto del novarese Pietro Cirillo con un’immagine che rispecchia il nostro territorio, ma tristemente attraversata dal filo spinato.
Inizialmente il tuo romanzo si svolge in un lager polacco. Quindi una storia sconvolgente?
Non sempre! Come in tutti i miei romanzi non mancano i risvolti che ne risaltano i contrasti: in Dio ingannatore c’era il disabile mentale con l’ex criminale nazista. In Cervelli bruciati il Fascista smemorato con il Punkabbestia e in Io non rispondo i due emarginati alle prese con altrettanti personaggi ambigui. Ne Il sole sottoterra c’è la storia d’amore tra il giovane professore e la dottoressa del lager: una storia impossibile e disperata tra dubbi e sensi di colpa. Ma come in tutti i miei romanzi non mancano i personaggi di “spicco”! Conoscerete un certo Cherubin di cui la sua caratteristica è di fare l’idiota anche nelle situazioni più delicate, tra cui durante la selezione tra la vita e la morte
Sulla prima pagina si legge che dedichi il romanzo a Sebastiano Vassalli: un’icona della letteratura che ha in parte descritto il nostro territorio. Quali valori hanno dato i suoi romanzi al tuo lavoro di scrittore?
Vassalli è sempre stato, nel mio caso, una guida letteraria di cui mai riuscirò a realizzare il suo stile di scrittura così completo in ogni forma. Alcuni capolavori, di cui “L’oro del mondo” e il quale preferisco maggiormente, è stato fonte d’ispirazione per il mio romanzo “Cervelli bruciati”. Temo che nel nostro territorio non ci saranno più autori così esemplari. Il mio sogno è di poter un giorno portare la nostra città nei successi editoriali come ha fatto il grande Sebastiano.
Hai in programma degli incontri nella zona di Novara?
Bisogna ammettere che alla quarta pubblicazione tutto diventa maggiormente facile e si riesce (talvolta) a ricevere maggiore attenzione dalle biblioteche e dai Comuni. Ci saranno incontri nelle biblioteche di cui seguirà a breve il programma. Naturalmente non mancheranno gli Aperitivi Letterari e il Supermercato Vegè ma a dare continuità al mio lavoro ci pensa il gruppo teatrale LES AUTRES di Anna Patrizia Caminati e Carlo Mascherpa che stanno portando in scena i miei racconti a livelli internazionali. Lo scorso 24 dicembre l’attrice si è esibita a Istanbul con il poeta ballerino Memet Sefa Öztürk (artista paraplegico noto nel mondo per l’originalità delle sue esibizioni). Nel mese di novembre il gruppo è stato partecipe in terra siciliana, a Ortigia, in occasione della stagione artistica “Io ci metto la parola” e lo sorso mese il gruppo si è esibito nel Marocco riscuotendo un enorme successo.
Avrai sicuramente in cantiere un nuovo romanzo?
Per chi non scrive sembra cosa facile riempire pagine e pagine con “storie” che “stiano in piedi”. Non sanno cosa c’è dietro al libro e alle difficoltà che s’incontrano durante la stesura. Non sanno quanto lavoro e compromessi, volenti e nolenti, ci siano. Alterno la scrittura dei romanzi con quella dei racconti, poi ci sono i concorsi letterari e tutto il lavoro che ne segue. In quanto a un nuovo romanzo, sono alle prese con una storia alquanto ambigua, credo, ed è quella tra un giovane affetto da una lieve sindrome di Down il quale si ritrova come ospite una ragazza misteriosa un romanzo che ho dovuto riprendere molte volte perché la storia non prendeva forma, ma ormai ho scoperto, chissà, la formula che incanta i lettori?
Maurizio Asquini lavora da 29 anni come turnista alla Sunedison. 53 anni, sposato con un paramedico e padre di Valentina, 18 anni.
Paolo Nissotti