Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile Buongiorno Novara,
ho letto l’articolo di Pier Luigi Tolardo intitolato “Novara: il brand che non esiste più, ma che sarebbe da ricreare” e avrei piacere di replicare.
Nell’ultimo periodo intervengo poco nel dibattito cittadino ma l’editoriale di Tolardo, rimanendo attentissimo osservatore, mi spinge a dire la mia.
L’impostazione dell’”acuto” novarese mi sembra oltre che nostalgica anche ingenerosa nei confronti delle forze positive che la nostra città è riuscita a sprigionare negli ultimi anni.
Rimpiange la Banca che non c’è più, l’Istituto Geografico che è sparito, i Pavesini e le industrie che si sono indebolite e i grandi personaggi politici che paiono non trovare sostituzione.
Cosa rimarrebbe? Un anonimato indistinto con il destino di rimanere quartiere dormitorio e periferico di Milano.
Beh la visione del mio concittadino mi sembra un po’ troppo negativa oltre che non corrispondente alla realtà. E’ vero, il mondo è cambiato ma non tutto è andato perso.
Il tessuto industriale complessivamente tiene, non ci sono più gli atlanti (la famiglia Boroli-Drago ha cambiato settori industriali di intervento e qui da noi, comunque, ha sede una Holding di livello mondiale) ma c’è il Gorgonzola con le sue decine di aziende, c’è “Malizia profumo d’Intesa” (la Mirato spa) che ha visto il suo presidente diventare leader degli Industriali del Piemonte.
Intorno alla Igor si è radunato un “salotto” di imprenditori di primo piano che ha permesso di far parlare di Novara in tutta Italia con la vittoria della pallavolo femminile. Sempre lo sport ha “promosso” la città con l’avvento del Novara calcio in serie A. E intanto sono nate strutture sportive di primo piano al servizio del benessere dei Novaresi.
Novara con il recupero del Broletto, Castello, Cupola e con i teatri Coccia e Faraggiana (il “brand” di successo che rimpiange Tolardo ce li ha lasciati o chiusi o distrutti) si prepara a diventare un polo culturale di livello nazionale.
Non dimentichiamo che, sempre ai tempi del “glorioso periodo che non c’è più”, l’Università non era la vivace e florida realtà di oggi, con migliaia di studenti e col suo respiro internazionale che toglie un po’ di provincialismo al nostro territorio. Sono arrivate sedi prestigiose, campus, convegni ecc.
Novara non era capitale della logistica di qualità con le chance di insediamento di nuove aziende (in questo campo si pagano le lentezze della burocrazia del nostro paese, ma il CIM è realtà europea) e non si accingeva a diventare polo sanitario di livello nazionale con la costruzione della nuova Città della Salute. E così potrei dilungarmi per un paio di pagine a citare le numerose opportunità che si sono sviluppate e si profilano a portata di mano.
Circa i politici rimpianti beh (a parte qualche distinguo) mi si conceda: di fronte a personaggi protagonisti della “casta” l’ultimo ventennio ha espresso “umili servitori” al servizio della loro terra, appassionati e impegnati più a fare che a promuovere se stessi.
Penso ai vari Nastri, Moscatelli, Gianni Mancuso, Natalino Bertinotti (tra i funzionari pubblici) e, dall’altra parte, Nicola Fonzo, Dulio, Augusto Ferrari, Vedovato, Giuliana Manica, e oggi, il brillante Canelli (oggi ancora una promessa) che speriamo riesca a realizzare tutto quello che ha in mente.
Li ho conosciuti tutti: senza dubbio alcuno ai primi preferisco gli “umili servitori”.
A Tolardo un affettuoso invito: invece di attorcigliarsi tra nostalgie e proposte poco originali si tiri su le maniche e dia una mano anche lui.
Solo con l’impegno di tutti si porterà la nostra città al livello che merita.
Grazie per l’ospitalità”.
Massimo Giordano