Poveri vecchi quartieri… Prima chiusi per consentire alle piangenti casse comunali di risparmiare un po’, poi pensati come sfogo per le numerose associazioni presenti in città, poi… praticamente abbandonati. Ad oggi, le tredici sedi di quartiere che ospitavano le attività amministrative, istituzionali e associative di Novara sono diventate un cruccio. Alcune sono semplicemente chiuse, altre vengono sporadicamente utilizzate dalle associazioni, il tutto mentre l’amministrazione comunale, a distanza di quattro anni dalla loro chiusura, sta ancora pensando a cosa destinarli. Se i quartieri sono stati chiusi per legge per risparmiare, occorre prendere atto che i dati emersi in una delle recenti commissioni bilancio, a Novara, vanno in tutt’altra direzione: 8-9 mila euro di incassi a fronte di un affitto di alcune sale – ex sedi di quartiere, 67 mila euro di spese legate a pulizia ed utenze. A tutto ciò si aggiungono le spese del personale che di fatto rimane ancora sul centro di costo “decentramento”, pur non esistendo più un decentramento in città. 300 mila euro totali, circa. Una cifra non da poco…
I problemi sono di ordine diverso: “Alcune ex sedi sono addirittura chiuse e non vengono nemmeno più assegnate – spiega Luca Zacchero, consigliere comunale M5S – Ma soprattutto non esiste una programmazione da parte della giunta che ne preveda l’alienazione o la loro valorizzazione come utilizzo per altri scopi”.
La procedura per affittarle non è delle più semplici o immediate. Bisogna andare all’ufficio decentramento, fare richiesta di assegnazione ed utilizzo, comunicando giorno e ora, verificare che non ci siano sovrapposizioni, pagare 1,20 euro iva inclusa all’ora (tariffa riservata ad associazioni onlus e partiti o movimenti. Per i privati è all’incirca 10 euro). Viene rilasciato un fogliettino, con il quale ci si reca ad uno sportello bancario convenzionato con il Comune, si paga e si ritorna all’ufficio preposto con la ricevuta del pagamento. A quel punto vengono date le chiavi, si utilizza la sala e si riportano le chiavi allo stesso ufficio dove le si è prese.
Il Movimento 5 Stelle utilizza quegli spazi per gli incontri con la cittadinanza: “Usiamo diverse sale, siamo itineranti sul territorio per coinvolgere la cittadinanza. Abbiamo una tariffa agevolata, e questo è corretto nel momento in cui si fanno incontri pubblici, come facciamo noi. Ma non c’è continuità: le associazioni, che sono più stabili di noi, avrebbero bisogno di una programmazione che duri nel tempo; invece ogni sei mesi si rischia addirittura di vedersi chiusa la sede… L’amministrazione latita, anche in questo, non c’è alcuna programmazione, e soprattutto non incentiva la cittadinanza all’utilizzo di queste sedi che sarebbero un valore aggiunto, magari adeguando anche le tariffe che, così, sono davvero irrisorie. Sono almeno due anni che aspettiamo una decisione definitiva. E non è ancora arrivata”.
Zacchero consiglia una mappatura alla luce dei dati di utilizzo e di costi storici delle varie sedi, alienando quelle poco richieste e promuovendo quelle più ambite.
Nel frattempo i dipendenti che gravano sul centro di costo “decentamento” in realtà lavorano per altri servizi… rendendo poco attendibili i dati ufficiali, dunque. Peraltro, alla dirigente attuale mancano poche settimane al pensionamento, dopodichè il servizio sarà assorbito da altri settori.
Forse è arrivato il momento di decidere cosa fare di questi spazi….
“Anche in questa occasione – spiega Daniele Andretta, consigliere PdL – constatiamo in che modo venga amministrato il patrimonio pubblico della nostra città. Comprendiamo bene le esigenze di carattere sociale da parte delle associazioni, vediamo un po’ meno i benefici a favore dei partiti perchè riteniamo che sia un uso irrituale delle sedi istituzionali. Per quanto mi riguardo, la politica si fa autotassandosi, proprio per distinguere la politica dalle istituzioni… E’ inoltre indiscutibile che la tariffa applicata è talmente irrisoria da impedire all’amministrazione non solo la manutenzione e le spese di personale, ma anche le sole utenze e i consumi. Tale modo di amministrare non collima con gli interessi di pubblica utlità e con la buona gestione, come più volte censurato nella corrispondenza intervenuta con la Corte dei Conti. Sarebbe stato molto meglio abbassare qualcuna delle numerose imposte comunali aumentate in questi anni e alzare un po’ la tariffa di utilizzo delle sedi. Invece quello che ne esce oggi è una triste competizione tra poveri”.
“Si è scelto di eliminare i quartieri per abbattere i costi – conclude Dino Giuliano, PdL – A Novara non è successo, quindi occorre porsi delle domande e soprattutto intervenire. O la scelta fatta è sbagliata, o il Comune non sa come inquadrare la cosa. I dipendenti possono essere riutilizzati in altri servizi, ma bisogna sistemare anche la questione a bilancio. Meglio sarebbe iniziare ad adeguare il prezzo e riequilibrare il gap che c’è tra entrate ed uscite, rivedendo tutta l’organizzazione, con una mappatura precisa della situazione generale. Insomma, i nostri amministratori si risveglino dal torpore e intervengano”.