Per quanto possa sembrare singolare ieri a Novara si è registrato un fatto che a suo modo farà epoca: l’audizione in consiglio comunale, in seduta pubblica, dei vertici di una banca, chiamati a “rassicurare” i rappresentanti dei cittadini circa le ricadute occupazionali ed economiche della recente operazione di fusione fra Banco Popolare e Bpm.
A sollecitare l’incontro era stata una mozione presentata dal Movimento Civico ed Io Novara e da Forza Italia, poi approvata all’unanimità da tutto il consiglio.
Non un semplice momento di bon ton istituzionale, ma il tentativo di mantenere saldo quel rapporto di colleganza fra l’amministrazione comunale e “la banca dei novaresi” che è sempre stato il segno qualificante della presenza dell’istituto su questo territorio. Tentativo, nelle dichiarazioni, andato a buon fine data la risposta, anche se dovranno essere i fatti e le azioni future a dare dimostrazione di se e quanto un colosso bancario quale la futura Bpm Spa saprà e vorrà essere attento alle istanze locali.
Sono stati gli stessi rappresentanti del futuro gruppo, in particolare Maurizio Comoli e Domenico De Angelis, a sottolineare questo incontro nella sua eccezionalità, richiamando la necessità di segnalarlo alla Consob, oltre all’impossibilità di svolgerlo prima del voto sulla fusione, come in effetti richiedeva la prima versione della mozione.
“Non ci saranno licenziamenti e nessuna operazione di macelleria sociale” ha detto il vice presidente del Banco, Comoli, che coprirà la medesima posizione nel futuro Banco Bpm in un intervento molto articolato, partito da lontano, ovvero dalle origini della crisi del sistema economico e finanziario di questi anni, per approdare alla recente scelta di fusione.
Critico sulla riforma delle popolari e sulle imposizioni dell’Unione Europea “che non prende in considerazione la valenza territoriale di istituti come il nostro, inseriti in un modello operativo dove il 67 per cento dell’attivo viene investito nell’economia reale, a differenza di quanto accade per altre banche ed in altri Paesi. Una territorialità cui teniamo molto, non solo per storia e per tradizioni, ma anche per quello che significa in termini di reddittività”, Comoli ha poi illustrato i passaggi operativi della fusione “che farà di noi una grande banca leader in Lombardia, Piemonte e Liguria, ovvero in quelle regioni che sono il motore produttivo ed economico dell’Italia”.
Mantenimento della Divisione Novara, mantenimento della presenza e del ruolo della Fondazione (presieduta da Franco Zanetta) “Che utilizzerà per la sua attività una percentuale degli utili e dunque, considerando che le previsioni per il futuro sono di crescita, disporrà di maggiori risorse di quelle attuali”, mantenimento del Comitato Territoriale presieduto da Eliana Baici… “C’era un reciproco interesse a delocalizzare alcune funzioni di fascia alta dunque Novara guadagnerà la “Divisione Banca dei territori” che coordinerà le cinque divisioni territoriali”.
“Negli anni in cui sono stato Sindaco io – ha detto il capogruppo del Pd Andrea Ballarè – posso confermare che la banca ci è sempre stata molto vicina e ci ha aiutato in tanti frangenti. Naturalmente questa fusione cambia un po’ i presupposti e la fisionomia del quadro generale”.
Già, perchè l’annullamento del voto capitario in assemblea (una testa un voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute) che per i novaresi aveva un peso fondamentale data la numerosità degli azionisti e la conseguente trasformazione in Spa entro la fine dell’anno, non potrà non avere ripercussioni sulla “territorialità” dell’istituto medesimo.
“Un conto sono gli interessi della banca, un conto quelli del territorio – ha detto Daniele Andretta di Io Novara – è chiaro che in questa operazione, della cui bontà dal punto di vista finanziario non ho motivo di dubitare, non siamo noi ad aver acquisito l’istituto milanese, ma il contrario. Prendiamo atto delle vostre dichiarazioni e dunque del fatto che non vi saranno licenziamenti, ma sappiamo benissimo che il contenimento dei costi annunciato significa prepensionamenti e trasferimenti che avranno comunque l’effetto di ridurre i posti di lavoro. Sull’operazione più in generale vien da dire che purtroppo a livello europeo la politica non ha certo tutelati gli interessi dei territori, nemmeno quella politica che ha fatto della territorialità il proprio cavallo di battaglia”.
“Sulla chiusura delle filiali non possiamo che ammettere che una riduzione ci sarà – ha detto Domenico De Angelis, presente con Franco Zanetta ed Eliana Baici durante il consiglio – ma si tratta di un fatto fisiologico: l’home banking ad esempio va proprio nella direzione del contenimento dei costi. Pensate che i miei figli non sono mai entrati in banca, fanno tutto con il telefonino. Dopodichè credo di poter confermare che oggi, dopo la fusione, un fatto non scontato perchè molta era la concorrenza, la banca è diventata più forte e solida e di questo non possiamo che prenderne atto. La territorialità non si manifesta solo con la forma, ma anche con la sostanza: noi qui ci conosciamo tutti e sapete quanto lavoro è stato fatto in questi anni con il territorio e con le istituzioni locali, nel mondo dello sport, della cultura, del sociale… Noi possiamo garantire che questa vicinanza rimarrà inalterata”.
Sollevato alla fine è sembrato il sindaco Alessandro Canelli che in apertura di seduta aveva polemizzato con il Pd e con chi gli aveva contestato il tentativo di derubricare il consiglio comunale ad una semplice riunione di capigruppo allargata “Questo incontro l’ho voluto io e l’ho chiesto fin da subito, ma è stato difficile far combaciare le agende di tutti. Comunque il nostro interesse non era quello di entrare nel merito della fusione, ma di ottenere garanzie circa le ricadute occupazioni, la capacità della banca di proseguire con quell’attività di sostegno alle famiglie ed alle imprese e le precise garanzie sul prosieguo dell’attività della Fondazione. Mi sembra che oggi abbiamo un quadro più chiaro”.