Visita al carcere di Novara. Giachetti: “Sovraffollamento, pochi mediatori, problemi sanitari”
Il parlamentare Roberto Giachetti intervistato da Radio Radicale, ha fatto il punto al termine della visita ispettiva presso il carcere di Novara, nel contesto dell’iniziativa “Ferragosto in Carcere”. Problemi comuni ad altri istituti, ma anche qualche nota di speranza, come l’ottimo rapporto fra detenuti e direttrice.
Se la qualità della democrazia di un Paese si può misurare dallo stato delle carceri, l’Italia non sta messa benissimo. Lo dicono le recenti condanne e lo testimoniano diverse denunce in tal senso, le quali però non trovano molto riscontro nell’opinione pubblica, a quanto pare poco interessata a migliorare la discutibile qualità della vita dei ristretti. Non è così per il Partito Radicale, che da sempre dimostra di aver a cuore il destino dei detenuti ed anche quest’anno insieme all’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali, ha promosso l’iniziativa “Ferragosto in carcere”.
70 luoghi di detenzione visitati da 278 tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, Avvocati dell’Unione Camere Penali e Parlamentari. Fra i luoghi presi in esame, anche il Carcere di Novara, dove proprio il 15 di agosto, si è recata una delegazione in visita, riscontrando più o meno i problemi che si riscontrano nella media degli istituti del Paese, ma trovando anche qualche motivo di consolazione.
Accompagnati dalla direttrice dott.ssa Rosalia Marino e dal Comandante Rocco Macrì, la delegazione aveva come capo fila il parlamentare Roberto Giachetti (Pd anche iscritto al Partito Radicale Transnazionale Transpartito) con Roberto Casonato (storico esponente radicale novarese), Ilaria Cornalba (segretaria del circolo Pd di Cerano), don Dino Campiotti (garante dei detenuti di Novara) e l’avvocato Fabio Fazio rappresentante delle Camere Penali di Novara. Tre ore abbondanti di visita, nelle quali la delegazione ha potuto scambiare almeno qualche battuta con tutti i detenuti. Come è noto, il carcere di via Sforzesca, è nato negli anni ’70 come struttura di Massima Sicurezza destinata ad ospitare condannati per reati per terrorismo, con due sezioni maschile e femminile. “Il padiglione destinato alle donne però si è deteriorato col tempo ed ora è praticamente fatiscente – ha spiegato Roberto Giachetti ai microfoni di Radio Radicale, nel commentare la visita al termine dell’approfondito giro ispettivo – malgrado la direttrice Rosalia Marino abbia presentato all’amministrazione penitenziaria diverse proposte per il recupero della struttura, che quanto meno potrebbe di molto alleggerire la pressione dovuta al sovra affollamento evidente registrato nel resto dell’edificio utilizzato per la detenzione”.
La struttura è predisposta ad ospitare 158 persone, a tollerarne fino a 186, ma in realtà al momento ci sono 206 detenuti “anche se i numeri non dicono abbastanza – spiega Giachetti, certamente non nuovo ad iniziative simili – perchè le stanze idealmente utilizzabili da 3 persone, al massimo da 4, prevedono invece la presenza di 6 detenuti. Una questione, quella del sovra numero che in un carcere di massima sicurezza si acuisce ancora di più, perchè a gestire i casi di 41bis ci vorrebbe maggiore e più qualificato personale”. Secondo il parlamentare radicale “c’è poi un problema legato alle condizioni igienico sanitarie, perchè i bagni, tutto sommato sufficientemente grandi rispetto ad altri penitenziari, sono però stati attrezzati alla belle e meglio per cucinare, con tutto ciò che ne consegue per la salubrità e la privacy”. Problemi sanitari a quanto pare, anche se non meglio precisati, per quel che concerne il rapporto con l’ASL locale.
Ci sono 137 detenuti comuni, 69 in regime di 41 bis (reati di mafia); 113 hanno ricevuto condanne definitive, 93 sono in attesa di giudizio, dei quali 48 imputati: 23 appellanti e 22 ricorrenti. Dei 206 ristretti in via Sforzesca, più o meno 1/3 sono stranieri (58) mentre coloro che hanno problemi di tossicodipendenza sono 12, 3 invece i casi di epatite C.
A lavorare come dipendenti dell’amministrazione penitenziaria sono in 38, solo 3 coloro che operano per cooperative o imprese appaltatrici esterne per la tipografia presente nella struttura, un solo lavoratore autonomo invece fra i detenuti semi liberi.
La pianta organica prevederebbe 195 guardie carcerarie, in realtà ne sono assunte 180, ma ad operare in effetti ci sono solo 170 agenti. Il problema esiste, ma da questo punto di vista, Giachetti che di carceri ne ha girati molti, spiega che “non è la situazione più critica che abbia visto, ciò non toglie che il problema esista, mi ha colpito invece la grande carenza di educatori e mediatori culturali, fatto che è stato lamentato un po’ da tutti”, mentre uno dei problemi maggiormente riscontrato proprio a Novara, riguarda la “palese difficoltà nell’ottenere udienza presso il giudice di sorveglianza” che a quanto pare deve gestire 4 case circondariali in tutto il Piemonte e quindi non può dividersi rispetto all’ammontare delle richieste ricevute. In generale un po’ tutti vorrebbero poter introdurre più cibo da fuori, anche perchè al di la della qualità, viene denunciato il maggior costo degli alimenti disponili all’interno della struttura, rispetto ai costi di mercato disponibili nei supermercati tradizionali.
I detenuti in regime di 41bis, faticano persino a praticare il loro diritto alla cosiddetta “ora d’aria”. Dopo la recente riforma della norma infatti, per i ristretti in regime di 41bis, è possibile recarsi all’ora d’aria in un massimo di 4 persone (prima erano 8), il che unitamente agli spazi ridotti ed alla carenza di personale, rende le cose parecchio difficili e “spesso capita che debbano rinunciare a quanto previsto in realtà dalla legge, trascorrendo magari anche un giorno intero senza uscire di cella”.
Particolare la situazione di alcuni detenuti stranieri, che si sono detti disponibili a scontare la loro pena nei paesi di origine, ma ai quali l’amministrazione avrebbe chiesto una “partecipazione alle spese di trasferimento”, alla quale sarebbero impossibilitati, ma secondo la direttrice il problema principale sarebbe “la mancanza di tutti i documenti utili” al trasferimento stesso.
“La dottoressa Marino è una direttrice molto dinamica con grande spirito d’iniziativa – ha concluso Giachetti a Radio Radicale – ma come succede per tutte le realtà penitenziarie nazionali, trova poco riscontro nello Stato, anche visto lo scarso per non dire negativo sentiment rispetto ai problemi carcerari che si respira nell’opinione pubblica, è comunque riuscita ad ottenere qualche miglioria, soprattutto grazie alla disponibilità ed alla cooperazione dei detenuti stessi, che si sono adoperati anche in qualche lavoro di manutenzione straordinario”.
Dalla delegazione c’è anche qualche nota positiva, come l’attrezzata e molto funzionale biblioteca interna, realizzata con il contributo della Camera Penale, che a quanto pare svolge un positivo ruolo di conforto ed istruzione; così come il campetto in sintetico recentemente sistemato. Secondo Roberto Giachetti a Novara, a mitigare gli evidenti problemi riscontrati anche nella visita ispettiva e riscontrati dalle testimonianze raccolte “c’è l’ottimo rapporto di collaborazione fra la direttrice ed i detenuti, con la piena disponibilità del personale”. Un idem sentire che prova a rendere meno pesanti le carenze e le difficoltà, ma che solo parzialmente mitiga una qualità della vita che non a caso ogni anno, porta il nostro Paese a pagare un conto salato anche in termini di sanzioni, comminate all’Italia ad esempio anche recentemente dalla Corte di Strasburgo, proprio per la cattiva gestione delle carceri.