LA PARTITA DEI PARADOSSI
Pescara-Novara sarà ricordata come la partita dei paradossi, con l’allenatore che vince e supera il collega in classifica, che alla fine viene messo ancora di più in discussione dal suo presidente; mentre una delle squadre rivelazione in trasferta, si blocca proprio sul più bello, potendo cioè galoppare nelle sconfinate praterie di zemanlandia, profittando pure dell’isterica fragilità palesata da tutto l’ambiente abruzzese. Dopo il vantaggio poi, paradosso dei paradossi, il Pescara diventa il più difensivo di sempre, non tiene la palla e neppure sfrutta come dovrebbe, le possibili ripartenze. Zeman quindi vede solo vincere i suoi, perchè di proprio ci mette quasi nulla, in questa sorta di autogestione che sembra anticipare il suo addio. Una prova su tutte? Niente abbraccio collettivo e neppure un cenno di sostegno verso il mister, dopo la rete del vantaggio siglata da un ottimo Brugman. Il boemo si materializza in panchina senza farsi mai vedere nel pre gara, non si alza, non fa nulla e poi lascia lo stadio, rilasciando solo a Sky dichiarazioni sibilline verso la società, che allungano le distanze fra le parti, ma a tranne gli obblighi televisivi verso la pay-tv, si smaterializza senza interloquire con nessun altro e soprattutto senza aver mai dato l’impressione di tenere ancora le redini in pugno. Sull’altra panchina, Corini invece sembra ancora avere l’attenzione del gruppo, ma quelle redini non è ancora riuscito ad usarle con pienezza e costrutto, vista la navigazione a vista che i suoi palesano in campo, ancora lontani da quell’armonia tecnico tattica che avrebbe dovuto alimentare quell’oramai celeberrimo “margine di sogno”.
L’ARMA DELLA DISPERAZIONE
“Il peggior primo tempo della mia gestione” lo ha detto lui, non che la ripresa abbia fatto brillare gli occhi, ma l’approccio a questa delicata trasferta è stato così deludente, da meritare un’ammissione tanto palese anche da parte di Corini. Molto più difficile spiegarne le motivazioni, a partire dalle scelte iniziali. La madre di tutte le domande parte dall’esclusione di Moscati, uno degli uomini più continui e decisivi di questo girone d’andata. “In settimana ho visto bene Sciaudone ed ho voluto premiarlo” ha detto il tecnico, e la cosa non ha bisogno di ulteriori giustificazioni, ma perchè sacrificare proprio Moscati? Visto che Calderoni non era ancora pienamente arruolabile, si poteva dirottare Dickmann a sinistra ancora per un turno, far riposare un affannatissimo e poco lucido Di Mariano e dare la fascia proprio a Moscati, che quel ruolo ha dimostrato di saperlo fare a meraviglia. Se poi Sciaudone fa la solita prestazione sciapa, e tradisce un po’ la fiducia, non è certo colpa del mister. Davanti Maniero (almeno per ora) non si può discutere, anche perchè deve continuare a giocare, ma al suo fianco trova posto un Da Cruz un po’ debilitato dall’influenza, e pure sfortunato, perchè nell’unica volta che trova lo spazio per correre da solo verso la porta, viene fermato dal clamoroso e forse unico errore della terna, che non vede il retropassaggio di Coulibaly, sbandierando un fuorigioco inesistente. Visto che Corini aveva speso parole di apprezzamento anche per il lavoro settimanale di Macheda, non era forse più logico far giocare il laziale, anche solo per gli allenamenti regolarmente svolti? E che dire di questo Chajia, impiegato sempre e solo come arma della disperazione, più che della costruzione; mentre soprattutto in casa, potrebbe rappresentare una delle uniche variabili all’oramai prevedibilissimo 3-5-2? La conferma che al momento Eugenio Corini si stia affidando più alla casuale giocata dei singoli, arriva dal ritorno in campo di Ronaldo in luogo di Orlandi. Lo spagnolo non sarà un fulmine di guerra, ma almeno un po’ d’ordine lo mantiene, mentre il brasiliano entra solo per sfruttare eventuali calci da fermo, dei quali sicuramente è un degnissimo interprete. Ma è come abdicare scientemente alla ricerca del goal attraverso il gioco costruito, per affidarsi al colpo del momento, quasi alla disperata. Vero anche che Ronaldo entra nel finale, proprio quando il gioco azzurro è il solito rosario di preghiere sotto forma di palloni buttati dentro a casaccio, e complice la paura di vincere dei delfini, saltano fuori un paio di golose occasioni, che purtroppo il Novara spreca per la troppa fretta e l’imprecisione.
SCARTIAMO I CIOCCOLATINI UMBRI
La propensione a rivitalizzare gli avversari in difficoltà, fa tremare i polsi, in vista di un Perugia in perenne crisi, appena affondato dal Bari. Il grifo giovedì sera arriverà al Piola arrabbiatissimo, e prima ancora del risultato, vorremmo finalmente vedere una squadra azzurra, almeno altrettanto affamata e feroce. Da quanto abbiamo capito, è difficile che vedremo grandissime novità tattiche “non c’è molto tempo per preparare una partita diversa” ha preannunciato Corini nel dopo gara di Pescara, ma alcune alternative tecniche forse finalmente ci sono. Innanzitutto il ritorno da titolare di Moscati, un utile riposo per Da Cruz e Di Mariano, e magari una maglia da titolare per Chajia, con la possibilità di giocare anche con un 3-4-1-2 più capace di tenere su palla. Il rientro di Mantovani e la disponibilità (incredibile a dirsi) persino di Sansone, danno a Corini persino la possibilità del dubbio. C’è poi l’ipotesi Calderoni, vista la probabile maggiore autonomia, e la sua copertura sull’esterno basso che finalmente offre l’ameno teorico ritorno alla difesa a quattro. Una variabile tattica mica da poco che offre un menù decisamente nuovo, magari con un 4-3-1-2 o persino un 4-2-3-1 che con Maniero davanti e le molte mezze punte a lavorare alle sue spalle, darebbero molti meno punti di riferimento agli umbri. Un po’ più di imprevedibilità, potrebbe regalare un Natale azzurro leggermente più dolce, quei pochi irriducibili ma delusi tifosi azzurri che ancora tengono duro, se lo meritano proprio; ma prima bisogna scartare i perugini e magari leggere dentro una buona prestazione, come in un messaggino trovato proprio nei cioccolatini perugini, per capire quale futuro possiamo sperare, frutto di un costruttivo tentativo di cambiare le brutte cose fatte vedere sino ad oggi, soprattutto fra le mura amiche.
UN TRAMONTO BOEMO SUL NATALE AZZURRO
Il tramonto del boemo ha un ulteriore beffa per Corini, che al rientro dall’allenamento pescarese del lunedì, avrà giusto il tempo di staccare per poi essere richiamato a Novarello insieme alla squadra, per un mini ritiro pre-natalizio che assomiglia ad una piccola punizione. Zeman vince e probabilmente ci lascia la ghirba, Corini perde e viene rimandato a fine girone d’andata, quando si tireranno le somme definitive. Inutile dire che le partite di giovedì sera 21 dicembre contro il Perugia in casa, e la trasferta di fine anno del 28 a Chiavari, devono avere certamente il compito di tenere in linea di galleggiamento il galeone azzurro, come minimo fino ai 25 punti utili a mantenere la quota salvezza; ma pure fugare parte dei molti dubbi che sono maturati fin qui intorno alla qualità e profondità della rosa, oltre che ovviamente, alla conduzione tecnica.