“Ieri maestra, oggi fuori dalla finestra” e ancora “Ci ho creduto fino in fondo e adesso affondo”. Sono gli slogan che hanno accompagnato le maestre novaresi, che questa mattina hanno aderito allo sciopero, prendendo parte alla manifestazione promossa da Cobas e Anief a Milano. A suscitare il malcontento è stata la recente sentenza del Consiglio di Stato di non rendere più abilitante il diploma magistrale, che quindi metterebbe fuori dai giochi tutte le maestre e i maestri non laureati che già operano nelle scuole d’infanzia e primarie, compresi quelli di sostegno.
“Dopo 12 anni di insegnamento fra scuola dell’infanzia e primaria, a settembre mi troverò con un grosso punto interrogativo – spiega una delle maestre di Novara – Nella mia situazione c’è tantissima gente, come abbiamo constatato anche durante il corteo di questa mattina a Milano e c’è anche gente che ormai è vicina all’età pensionabile. Senza contare che siamo quasi tutte donne con delle famiglie sulle spalle. La scuola non può servirsi di noi solo quando le conviene”, si sfoga l’insegnante.
“Io sono diventata di ruolo con riserva all’inizio dell’anno scolastico: non ho una laurea, ma lo scorso anno ho conseguito un diploma di specializzazione per lavorare con i bambini disabili – racconta un’altra insegnante, che ha alle spalle un’esperienza professionale di 10 anni – Si tratta di un percorso di studi di un anno, che si affronta all’università, con tanto di lezioni obbligatorie, laboratori e tirocini. Un titolo aggiuntivo che non hanno tutti gli insegnanti di sostegno, ma se il giudice del lavoro confermasse la decisione del Consiglio di Stato, tornerei di nuovo a essere precaria. Questa condizione interessa tantissimi colleghi, che ora corrono il rischio di essere lasciati a casa, perché a noi non laureati sembra voler riservare un ruolo di tappa buchi. Eppure sono anni che insegnamo, che viviamo di questo lavoro. Senza contare che i ragazzi disabili sono in aumento e che in questo modo non viene garantita loro alcuna continuità nell’insegnamento”.
Nel frattempo il ministro Valeria Fedeli ha dichiarato: “Abbiamo chiesto all’Avvocatura dello Stato di darci le linee attuative della sentenza del Consiglio di Stato. Appena arriverà la risposta, convocheremo le parti e troveremo le soluzioni più idonee”.