Il nostro personale bilancio dell’annata sportiva che si conclude, boccia il calcio (con le doverose eccezioni) e promuove gli esempi probi offerti dalla pallavolista Paola Egonu e dal mezzofondista Antonio Nacca.
A Paola Egonu ed Antonio Nacca, vanno i nostri personalissimi nonché simbolici OSCAR dello SPORT novarese 2018. Una “strana coppia” – a nostro avviso – formata da due sportivi molto più simili fra loro di quanto non si possa immaginare. Prima dei vincitori però, estendendo la valutazione all’ambito più generale, uno sguardo va dato anche alle nomination in negativo, dove il calcio vince a mani basse. Per fortuna esistono – eccome – diverse eccezioni. Prima delle quali il Gozzano calcio, che potrà ricordare l’anno 2018, come il migliore di sempre, grazie alla storica promozione fra i professionisti, al termine di una stagione esaltante. Un 2018 che si sta concludendo nel migliore dei modi, con la matricola cusiana che proprio non ha nessuna voglia di recitare il ruolo della comparsa anche in serie C, ribellandosi ad una partenza comprensibilmente complicata, per trovare poi una fisionomia ed una consapevolezza, che ha portato la squadra di Soda ad una classifica tranquilla, capace di mantenere altissimo quel sano entusiasmo dei cusiani, che speriamo diventi contagioso. La speranza per il 2019, riguarda ora solo lo Stadio d’Albertas; affinché questo sogno chiamato Lega Pro resti il meno possibile confinato all’esilio rossoblù lontano da casa.
Eccezione positiva quasi sempre regola nel calcio, sono i molti settori giovanili che continuano a recitare un fondamentale ruolo sociale, prima ancora che sportivo, da questo punto di vista, una menzione più che meritata va alla “cantera azzurra” del Novara calcio. Ancora una volta i giovani di Novarello sono risultati fra i migliori del panorama nazionale, tanto è vero che nel disastro della prima squadrala, le uniche note liete arrivano proprio dagli under, che pure nella partenza lenta seguita alla retrocessione, stanno dimostrando tutto il loro valore e questo soprattutto allo straordinario lavoro del tecnico Giacomo Gattuso.
Ed è ovviamente proprio il Novara, al vertice della piramide del calcio locale, a rappresentare meglio di chiunque altro, la palma dello sport peggiore nel 2018. A pesare c’è indubbiamente la clamorosa, bruciante, ed ingiustificata retrocessione dalla serie B a cui sta facendo seguito una deludente stagione in Lega Pro, ma a preoccupare c’è soprattutto, quella che ha tutta l’aria di essere una chiara fase di ridimensionamento (quanto meno nelle ambizioni) da parte della proprietà. Soprattutto questo crediamo stia alla base dello scollamento creatosi con la piazza e la tifoseria azzurra, in un loop di negativismo che ha finito per condizionare anche i risultati sportivi. A prescindere dai limiti delle rose (che sono evidenti) non sarebbe altrimenti spiegabile la differenza di rendimento fra le partite al Piola e quelle in trasferta, che la squadra ha avuto sia l’anno scorso che in questa nuova stagione.
Fra le “perle avariate” dell’anno solare che va in archivio, non si può non dimenticare la clamorosa vicenda dell’Academy Novara, arrivata a ritirare la propria squadra Under 17 dal Campionato Provinciale, per l’impossibilità di limitare la maleducazione dei propri tesserati. La squadra del tecnico Salvatore Lupo (poi sollevato dall’incarico) è divenuta un vero e proprio esempio (da non seguire) di anti sportività e scorrettezza dentro e fuori dal campo, alle quali i responsabili (genitori e tecnici) si sono arresi, al punto tale di alzare bandiera bianca.
Tantissime per fortuna le note liete. Dal panorama complessivo del volley provinciale (femminile soprattutto) sempre in crescita come movimento, che rappresenta oramai un punto di riferimento di socialità e modello educativo positivo, prima ancora che sportivo; con ovviamente la Igor Volley Novara che può orgogliosamente fregiarsi del ruolo di degna e più alta rappresentante, anche per un settore giovanile sempre più organizzato ed efficiente.
Nota di merito va alla Polisportiva San Giacomo che continua fermamente a credere nel modello multidisciplinare, con tutte le difficoltà organizzative e gestionali che ne conseguono. Come da applausi è l’importante ruolo di chi prova a tenere vivo in città, le varie declinazioni dello sport sui pattini a rotelle, che in un recentissimo passato (troppo spesso dimenticato) ha portato sotto la Cupola una gloriosa storia fatta di successi e scudetti griffati Hockey Novara, o medaglie e titoli nel pattinaggio che ancora oggi “formano” giovani sani novaresi, attraverso lo sport delle rotelle.
Il basket novarese ha la sua punta di diamante nella Mamy Oleggio, ma la ricchezza principale sta anche in questo caso, nei molti ragazzini che si approcciano sotto canestro, nelle molte squadre dei settori giovanili. Da questo punto di vista spiace che “l’esperimento” di collaborazione fra società tentato dal College abbia avuto una battuta d’arresto, convinti come siamo che soltanto unendo le forze, il movimento provinciale potrà davvero crescere su basi solide e durature.
C’è poi un grande fervore intorno alle arti marziali, anche in questo caso molto utili ai giovanissimi, trattandosi di sport capaci di lavorare sull’armonia fra corpo e mente, quindi assolutamente adatte alla crescita personale ed umana dei nostri ragazzi.
E che dire di chi prova a fare Rugby, Football Americano o Atletica; oppure per chi lavora a favore dello sport per disabili, provando ad abbattere barriere di ogni tipo, confrontandosi con le mille difficoltà legate alle strutture e ad una impiantistica sportiva quasi sempre carente? Una nomination la meritano sempre e comunque, a prescindere dai risultati sportivi che comunque ci sono stati e ci saranno. Come una menzione la meritano i tanti corridori dilettanti, che hanno bisogno solo di un paio di scarpette da jogging od una bicicletta e della loro volontà, per scendere a correre nei ritagli di tempo, dedicandosi nei fine settimana alle molte manifestazioni che animano i nostri paesi sana attività per il solo piacere di partecipare.
Ma veniamo ai due personaggi dell’anno. Lei, studentessa giovane e bella, ormai famosissima, trascinatrice della Nazionale italiana alla medaglia d’argento ai recenti Mondiali giapponesi di volley. Lui, ex poliziotto, giovanotto 95enne, sconosciuto ai più; che però ha nel suo palmares svariati titoli nazionali e 4 record mondiali di categoria sulle medie distanze (800, 1500, 5000 metri).
Paola Egonu, 20enne veneto-nigeriana oramai novarese di adozione, prolifica attaccante dell’Igor Novara e fulgido talento del volley nazionale, ma malgrado sia “eccezionale”, ci pare vinca soprattutto per normalità. Per Paoletta è normale salire in quota oltre la rete, per scagliare quasi sempre oltre 30 palloni a partita nel campo avversario; come è normale driblare ogni tentativo di marchiarla o eleggerla a simbolo di questa o quella battaglia ideologica, rappresentando senza alcuna ostentazione, una nuova Italia che esiste, vive e si afferma; senza minimamente curarsi del “rumore” o delle strumentalizzazioni politiche, da qualsiasi parte arrivino. Un esempio? La naturalezza con la quale Paola Egonu ha parlato della sua fidanzata, senza enfasi, outing ostentati o dirette social.
Antonio Nacca, portabandiera dell’Amatori Master Novara, è invece un’eccezione che col suo esempio prova a dirci come la “terza età” di chiunque potrebbe essere vissuta, diventando più comune di quanto si pensi. Un nonno ritenuto “eccezionale” che sembra invece rappresentare l’inizio di una “normalità” diffusa. L’esempio del nonno recordman, ci dice di come forse il nostro approccio alla senilità possa e debba cambiare, anche grazie allo sport. Non stiamo certo pensando che tutti possano arrivare a certi livelli di competitività, ma tra il passare la giornata fra letto e poltrona davanti alla Tv facendo incetta di farmaci; e battere record del mondo a ripetizione, una via di mezzo la si può forse trovare. Nacca è l’esempio di un nuovo paradigma, che porterebbe un indubbio miglioramento della qualità della vita, con evidenti ricadute benefiche non solo sui singoli, ma sulla collettività, si pensi ad esempio all’evidente risparmio per il servizio sanitario nazionale, visto anche il futuro che attende una nazione come la nostra, destinata alla stragrande maggioranza di popolazione anziana.
Insomma Paola e Antonio, per quanto diversi, sono entrambi due esempi di come lo sport possa travalicare l’ambito agonistico, per diventare modelli capaci di andare oltre la mera gestualità sportiva.
Nella speranza che gli esempi probi vengano seguiti e quelli molto meno edificanti servano da monito, non ci resta che augurare a tutti gli sportivi novaresi un 2019 ricco di “sane” soddisfazioni, perchè ciò che davvero conta è fare sport senza eccessi, manipolazioni – o peggio – finendo per farsi più del male che del bene. Buon anno a tutti!