Denuncia stupro ma va lei a processo per calunnia. Svolta nelle indagini per la festa in un capannone di Vignale nel settembre 2016: donna 37enne aveva inventato una violenza sessuale accusando ingiustamente un 20enne
Dice di essere stata violentata ma alla fine non era vero nulla. E da accusatrice diventa accusata: andrà a processo per calunnia. Si è sgonfiato in tribunale il caso dello stupro con tentato omicidio risalente alla sera dell’11 settembre 2016, quando in via Case Sparse a Vignale c’era stata una festa di giovani, pubblicizzata anche su Facebook, ed erano intervenuti 118 e polizia: una donna che oggi ha 37 anni diceva di essere stata costretta a fare sesso con un ragazzino, e che gli alici del giovane avevano poi picchiato suo fratello arrivato per soccorrerla. Una ricostruzione che non ha trovato conferme: e a distanza di due anni d’indagine, fra dichiarazioni dubbie, richieste di arresti con concessi dal giudici, passaggi dalle carte dalla procura generale di Torino, alla fine è la donna che andrà a processo, con udienza fissata a giugno, per aver accusato ingiustamente il giovane di averla stuprata. In realtà, questa è la conclusione cui sono arrivati gli investigatori, il rapporto era stato consenziente.
Ridimensionato anche il tentato omicidio ai danni del fratello della novarese: visto il certificato con 10 giorni di prognosi della vittima, i tre ventenni responsabili non andranno nemmeno a processo per lesioni (così è stata riqualificata l’aggressione) perché chiederanno la messa alla prova.