L’Atc Nord, ovvero l’Agenzia Territoriale per la casa che gestisce il patrimonio immobiliare anche per il Comune di Novara, è al collasso.
Una situazione di crisi che già era nota ma che oggi viene “certificata” da una verifica contabile straordinaria condotta dalla società di revisione Deloitte Spa, intervenuta dopo la richiesta della Regione e che ha analizzato in filigrana i conti sino a tutto il 2014.
Il risultato è da brividi: un disavanzo di oltre 26 milioni di euro. Venti milioni che derivano dalla svalutazione dei crediti verso assegnatari morosi, tre milioni relativi a residui attivi non documentati, tre milioni di accertamenti insussistenti ed “impegni non rilevati” per un milione di euro. A ciò si aggiungono ulteriori 8-10 milioni di Euro per possibili rettifiche di “allineamento” il che, tradotto, significa che la situazione potrebbe essere addirittura più grave di quanto verificato…
Oggi l’Atc Nord, presieduta dal 2015 dal novarese Giuseppe Genoni, gestisce le case popolari della provincia di Novara, di Biella, Vercelli e Vco. Un patrimonio immobiliare notevolissimo che soffre però di carenze strutturali evidentissime.
All’origine del disavanzo una constatazione talmente semplice da lasciare addirittura basiti: gli inquilini assegnatari non pagano gli affitti, con picchi di morosità che arrivano addirittura al 50 per cento degli occupanti.
Il tutto senza controlli, oppure con controlli tardivi vista la cronica carenza di personale. Così i “furbetti” delle case popolari hanno la meglio, mescolati fra i moltissimi morosi incolpevoli (ovvero famiglie che si sono trovate nei guai a causa della crisi) che sono certamente una realtà degli ultimi anni.
Insomma una situazione paradossale, anche dal punto di vista organizzativo, con carenze di organico notevoli che Deloitte ha puntualmente rilevato: le risorse attualmente in servizio sono 58 (di cui 6 a tempo parziale) a fronte di una dotazione approvata dalla Giunta Regionale di 76 unità. Una mancanza che si evidenzia soprattutto dal punto di vista amministrativo e contabile, settore dove, addirittura, manca un dirigente.
Secondo l’Agenzia, che su questo stato di fatto ha emesso un comunicato stampa, il limite di questa gestione è “strutturale” e deriva dalla “natura giuridica dell’ente” (pubblico e non economico) “che, oltre ad imporre il prevalere del controllo formale degli atti a discapito della focalizzazione sui risultati in termini di efficacia ed efficienza, non consente le nuove assunzioni ormai indispensabili”.
Peraltro un controllo formale mica tanto efficace visti i risultati prodotti…
“Appaiono altresì rilevanti criticità sui futuri bilanci – si legge ancora nel comunicato – stante l’esigenza di dover prevedere un aumento del costo del lavoro per il potenziamento della struttura, l’accantonamento di un congruo fondo svalutazione crediti e il ripianamento del disavanzo, il tutto dovendo sottostare al vincolo del pareggio ancor prima di considerare le risorse per gli interventi di manutenzione”…
La soluzione? Una ed una soltanto ovvero… la solita… Pagherà pantalone!
Infatti risulta “Necessario un intervento della Regione Piemonte che consenta di individuare concordemente le modalità di ripianamento del disavanzo che emergerà dal bilancio consuntivo 2014 e di permettere ad ATC di beneficiare di entrate diverse dai soli canoni di affitto (nei confronti dei quali peraltro sussiste il pesantissimo problema della morosità ), comprendendo ad esempio contributi specifici per la manutenzione degli immobili. Un elemento determinante, per agevolare il funzionamento dell’Agenzia Territoriale per la Casa sarebbe inoltre la trasformazione giuridica in Ente pubblico economico, o in altra forma giuridica più adatta alle esigenze operative, oltre alla previsione dell’obbligo annuale di certificazione dei bilanci”.
Un’analisi puntuale, dicevamo, che si arena però sul tema dell’individuazione delle responsabilità per le quali nel comunicato non si fa alcun cenno. Come se creare un disavanzo da 26 milioni di euro fosse un fatto così… di ordinaria amministrazione…