Base in Polonia, centrale operativa a Novara: sgominata la banda del “caro nipote” con 400 mila € tolti agli anziani
Operazione della Polizia all’alba in città, nove gli arresti, per una cinquantina di truffe perpetrate ai danni di anziani dal gennaio all’agosto 2020, nelle province di Novara, Vercelli, Como e in territorio elvetico.
La truffa correva sul filo del telefono, con le ignare vittime che preoccupate dalle presunte condizioni di ignari parenti, finivano per consegnare del denaro agli emissari della banda. Questo fino a stamattina all’alba, quando la Polizia di Novara ha fermato i criminali.
Una cinquantina le vittime, tutte anziane (fra i 60 ed i 95 anni), residenti nelle province di Novara, Vercelli, Como e in territorio elvetico, che dal gennaio all’agosto 2020, hanno ricevuto una telefonata, dove finti parenti, li avvertivano di aver causato un grave incidente stradale o di essere in imminente pericolo di vita dopo aver contratto il virus “COVID-19”, convincevano il malcapitato di turno ad aiutarli e, dunque, a raccogliere tutto il denaro e gli oggetti preziosi presenti in casa: solo in questo modo, infatti, avrebbero così evitato al loro caro di essere tratto in arresto da fantomatiche Forze di Polizia o avrebbero potuto pagargli le cure e salvargli la vita.
Successivamente un emissario della banda, che si fingeva segretario di un notaio, o un operatore sanitario, si faceva consegnare il malloppo. Una truffa seriale ben congegnata, che sfruttava la vulnerabilità e la buona fede delle vittime, ma che questa mattina all’alba è stata fermata dall’operazione di Polizia condotta dalla Questura di Novara.
Nove le misure cautelari e tredici decreti di perquisizione personale e locale effettuate dalla Squadra Mobile, nonché numerosi sequestri effettuati a Novara ed in provincia, ai danni di una banda che aveva base logistica in Polonia ma base operativa in città.
La complessa operazione, denominata “Cara Nonna” – “Droga Babciu” in lingua polacca, coordinata dalla Procura della Repubblica di Novara, che ha individuato l’associazione a delinquere, a carattere transnazionale, dedita alla commissione truffe aggravate in danno di persone anziane; è partita nel marzo scorso, quando una donna ultraottantenne, vittima già in passato di un analogo reato, ha ricevuto una telefonata dal finto “nipote” che, dopo aver causato un sinistro stradale con feriti, le comunicava di trovarsi dal notaio perché doveva immediatamente risarcire il danno, altrimenti sarebbe stato arrestato. La donna, memore di quanto già occorso in precedenza, aveva finto di credere a quanto le stava accadendo e nel contempo aveva chiamato il 112. L’immediato intervento degli investigatori aveva consentito di procedere all’arresto in flagranza del giovane presentatosi per ritirare il bottino e di dare così il via alle indagini.
Queste ultime, condotte mediante pedinamenti, appostamenti e complesse attività di intercettazione, rese difficoltose dal fatto che i “telefonisti” operavano dall’estero, hanno permesso di ricostruire la struttura del gruppo criminale ed individuare la responsabilità del medesimo in ordine ad una cinquantina di episodi avvenuti, dal gennaio all’agosto 2020, nelle province di Novara, Vercelli, Como e in territorio elvetico.
La stretta collaborazione tra il personale della Sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile di Novara e la Polizia Giudiziaria del Canton Ticino ha inoltre consentito di aggiungere preziosi tasselli all’attività investigativa già in corso, permettendo di identificare anche i responsabili di fatti commessi all’estero, facendo così emergere la consumazione di condotte di reato transnazionali.
I referenti dell’organizzazione sono stati individuati in cittadini rom di etnia polacca, sedenti in questo capoluogo da decenni, che agivano in base a precise direttive che giungevano dalla base logistica estera e si avvalevano della collaborazione, come “incaricati al ritiro”, di giovani ragazzi residenti nel capoluogo o di donne facenti parte del loro clan famigliare.
Il complesso e circonstanziato quadro accusatorio è stato pienamente condiviso dal G.I.P. del Tribunale di Novara che, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di L.D., 46 anni, e di B.B., 32 anni, (coniugi), C.N., 21 anni, e di L.M., 36 anni, tre custodie cautelari domiciliari nei confronti di K.Y, 21 anni, K.H., 27 anni, e di E,A,, 23 anni, nonché due misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla p.g. nei confronti di P.G., 23 anni, e di E.O., 22 anni. Durante l’attività di indagine erano stati eseguiti cinque arresti in flagranza di reato.
Contestualmente all’esecuzione delle misure sono state effettuate numerose perquisizioni personali e domiciliari, che hanno consentito il rinvenimento ed il sequestro di materiale ritenuto molto utile al prosieguo delle indagini.
E’ stato stimato che il provento delle truffe portate a termine ammonta a circa 400.000 euro, tra denaro e gioielli; gli oggetti di valore, solitamente, venivano inviati in Polonia con lo scopo di riciclarli, monetizzarne il valore, e farne così perdere le tracce.
Nel corso dell’attività d’indagine, ed in particolar modo nel corso delle intercettazioni telefoniche, è emersa la cattiveria, la spietatezza e l’incredibile cinica determinazione dei telefonisti che effettuavano decine e decine di chiamate a ripetizione in danno delle vittime, finché non trovavano la persona che eseguiva pedissequamente quanto da loro richiesto. I criminali si sono rivelati totalmente insensibili al fatto che con le loro parole creavano nelle anziane vittime un profondo stato di terrore causato dalle minacce di ripercussioni che mettevano a rischio l’incolumità dei loro cari. Anzi, proprio grazie a ciò, con impressionante freddezza, facevano leva sulle vittime inducendole a privarsi dei loro averi che, oltre al certo valore economico, rappresentavano un forte valore affettivo in quanto ricordi di momenti belli o di persone non più in vita.
L’avvento della grave pandemia in atto, non solo non ha fermato le attività criminali dell’associazione a delinquere, ma ha fornito alla stessa un nuovo pretesto per incrementare i proventi delle truffe in quanto, oltre ad agevolarne le condotte, si è avvalsa dello stato di isolamento, e la conseguente vulnerabilità, in cui molte persone anziane si sono ritrovate.
Per l’esecuzione delle misure cautelari, delle perquisizioni e dei sequestri sono stati impiegati oltre 60 agenti, con la partecipazione del personale delle Squadre Mobili di Torino, Alessandria, Asti, Aosta, Biella, Verbania e Vercelli, nonché di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Torino, che si ringraziano per la disponibilità dimostrata.
La Polizia di Stato invita le persone vittime di questi reati nel richiedere sempre l’intervento delle Forze di Polizia: le numerose attività di polizia giudiziaria svolte nel corso degli anni, finalizzate alla repressione di questi vili reati, hanno fatto emergere un sommerso di situazioni analoghe che non venivano nemmeno denunciate. Infatti, spesso, queste tipologie di truffe, vengono tenute nascoste dalle parti offese che, oltre ad avere ingenti danni economici, si sentono vittime di sensi di colpa e manifestano impotenza e vergogna per le modalità con le quali sono state raggirate.
A volte le circostanze vengono tenute nascoste anche ai famigliari stretti, proprio per un senso di vergogna e pudore, ma è bene ribadire invece che solo la denuncia ed il racconto dei fatti, per quanto dolorosi, rappresentano l’unica possibilità per incastrare i colpevoli, evitando così che possano danneggiare altre persone.