Coronavirus e Novara: la città deserta che dilata gli spazi e i silenzi
C’è qualcosa di straordinario e straziante nelle città prive di gente per le strade, alla guida di auto e motorini, sui mezzi pubblici… C’è qualcosa di doloroso e raggelante nelle serrande abbassate, nei parchi vuoti, nelle chiese deserte. Come se all’improvviso l’umanità, tutta, fosse scomparsa, non solo perchè rintanata nelle proprie abitazioni o nei rari uffici ancora aperti o nei supermercati… Spazi vuoti che sembrano, anche per questo, infiniti, dilatati ed enormi.
Nelle bellissime immagini di Paolo Caporossi scattate in queste ore nella nostra Novara, c’è una città irriconoscibile, dove i rari passanti sono visioni fugaci, piccole e debolissime, accanto alle piazze che sembrano maestose, alle strade che paiono di lunghezza infinita, all’attorcigliato garbuglio delle grandi vie di scorrimento, tristi “nodi” che sembrano sospesi nel nulla.
“Non venivo in città da oltre un mese – dice Caporossi – immaginavo che mi avrebbe colpito vederla vuota, ma non credevo così tanto. Io da solo, con la macchina fotografica, in una Novara praticamente deserta, era una situazione che non avrei mai pensato di vivere”.
Negli scatti una piazza Martiri quasi priva di auto, con il contrasto di un cielo primaverile di incredibile bellezza “Mi sono reso conto di particolari delle strade, delle piazze, degli edifici, che non avevo mai notato – dice Caporossi – o perlomeno non li avevo notati come elementi protagonisti di un’immagine che riguardasse la nostra città. Erano sempre stati un contorno alle vite dei passanti, agli eventi, alle manifestazioni. Qui invece sono l’oggetto della storia che ho provato a raccontare e che stupiscono nella loro struggente bellezza “.
Un documentario fotografico che Caporossi ha anticipato a Buongiornonovara e che certamente resterà nella “storia” della città quando, ci auguriamo presto, questa storia potremo raccontarla come un difficile momento del nostro passato.
Vittorio Gregotti, architetto di origine novarese, scomparso poche settimane fa proprio a causa del Coronavirus, in un intervento di molti anni precedente scriveva “Eppure la città è probabilmente il più importante monumento costruito dall’uomo, la rappresentazione fisica delle volontà, delle speranze e delle memorie di una intera collettività (…) La città è il luogo che offre comunque le opportunità più ampie di lotta solidale ma insieme anche la solitudine più crudele”. Ovviamente si riferiva ad altro, non potendo immaginare gli effetti di una pandemia sulla sua città natale, trasformata e trasfigurata e priva del suo elemento fondamentale, ovvero i cittadini. Però è innegabile come la “solitudine” emerga con prepotenza da queste immagini.
“Sì la solitudine e poi il silenzio – dice Caporossi – l’assenza di qualsiasi rumore se non quello dei miei passi, delle sirene in lontananza e di qualche raro suono di voce dalle finestre, qualche volta della musica… Ma quel rumore di sottofondo di una città in movimento non c’è più…”.
E’ il silenzio del cavalcavia deserto, dei portici vuoti, della via XX settembre senza nessuna auto… E’ il silenzio per il cordoglio di chi non c’è più, per le nostre paure, per le nostre vite sospese, oggi più che mai incerte. E’ il silenzio per questa città che riscopriamo, anche da queste immagini, bellissima e che resta là fuori ad aspettarci. Un silenzio che abbiamo voluto con questi scatti, riempire di speranza. A presto Novara!