E’ stato uno straordinario successo di pubblico l’evento organizzato ieri pomeriggio al Piccolo Coccia per la presentazione del libro di Gianni Berengo Gardin e Donatella Pollini “I volti della psichiatria”.
Un testo emozionante che, attraverso le immagini dei due celebri fotografi, testimonia i progressi delle cure sul disagio mentale, come si evince dall’esperienza positiva della Cooperativa Prisma di Novara, i cui ospiti sono fra i protagonisti di queste foto suggestive.
A portare i saluti della città l’Assessore alla Cultura Paola Turchelli.
Berengo Gardin è uomo di poche parole “Per me parlano le immagini” e la macchina fotografica sempre al suo collo ne è una testimonianza “Non sai mai cosa può capitare, lo scatto giusto è sempre possibile, in ogni situazione”. Ricorda l’epoca del suo primo libro sugli allora manicomi, “Morire di classe”, un testo di denuncia forte sulle condizioni di vita degli ospiti di queste strutture negli anni ’70 “Era lo sguardo di Basaglia a guidarci, la sua determinazione riformatrice – dice – e quelli che allora venivano definiti “matti” si facevano fotografare volentieri, perché avevano capito che cosa avevamo in mente. Altro che matti…”.
E’ stato Silvio Giarda della Società Fotografica Novarese a ripercorrere le tappe della lunghissima carriera del fotografo-artista milanese, il suo impegno accanto a Basaglia ed a sottolineare come in “Un mondo di immagini che rapidamente vengono superate, anche per l’uso che ne fa sui social ed in rete, queste invece restano e sono sempre fruibili. Da qui, a parte ovviamente la qualità, il loro valore”.
Le immagini ma anche le questioni legate al futuro della psichiatria sono state l’oggetto dell’intenso pomeriggio di approfondimento “Qual è il volto della psichiatria di domani? – si è interrogato il dottor Domenico Nano, anima di questa iniziativa, direttore del reparto di salute mentale dell’ospedale Maggiore e dell’Asl – oggi a noi viene chiesto di curare e di contenere i costi. Mi chiedo fino a che punto questa sia possibile. Il rischio vero è che il diritto alla cura, che è alla base del nostro welfare, diventi un diritto per pochi. Oggi non abbiamo nemmeno la spinta propulsiva di una riforma come quella di Basaglia. Semmai una situazione di crisi dove il numero di casi cresce esponenzialmente e dove anche quei servizi intermedi in grado di intercettare questo disagio non rispondono più in maniera adeguata. Io sono ottimista per natura, ma l’appello che vorrei lanciare è questo: occorre che si intervenga ad ogni livello perché la sofferenza mentale è uno dei temi con i quali la socità del futuro dovrà sempre più fare i conti E spero si possa contare su una psichiatria dal volto umano”.
Un appello condiviso dalla presidente della Fondazione Basaglia, Maria Grazia Giannichedda, arrivata da Roma per partecipare all’evento “Dalla legge 180 ad oggi c’è ancora chi ha nostalgia dei manicomi, nella convinzione che nascondere i problemi li risolva. Non è così. Vi sono ancora strutture private dove la ghettizzazione è la quotidianità. Dobbiamo continuare a lavorare e denunciare”.
“Un elemento fondamentale per noi è il volontariato – ha detto Roberto Mari della Cooperativa Prisma – ma non riusciamo mai ad averne abbastanza. Il volontariato dovrebbe godere di un qualche privilegio fiscale, ad esempio, così risulterebbe incentivato e soprattutto gli verrebbe riconosciuto il suo valore. Noi alla Prisma facciamo cose bellissime, che “colorano la vita”… Venite a trovarci e capirete…”.
Presente all’incontro l’Assessore regionale alle politiche sociali Augusto Ferrari che ha sottolineato come “Le grandi conquiste degli ultimi 20-25 anni debbano essere mantenute, nonostante la grave situazione economica nella quale versano gli enti pubblici. Per parte nostra nei prossimi mesi dobbiamo sciogliere tre nodi cruciali: la questione lagata ai servizi ovvero quali debbano essere mantenuti, quella relativa alle risorse, quali dobbiamo impiegare ed i temi legati all’organizzazione della rete di servizi stessi, che può migliorare, anche eliminando gli sprechi. Noi dobbiamo lavorare sul tema dell’inclusione delle fragilità, mentre oggi il sistema sembra più che altro respingere i soggetti deboli. E’ una tendenza che va invertita e questa è la sfida”.
“La questione legata agli ospedali giudiziari – ha detto il consigliere regionale Domenico Rossi – va risolta una volta per tutte. In Piemonte, secondo la ricognizione effettuata dall’Assessorato alla sanità, oggi abbiamo solo trenta malati psichiatrici sottoposti a detenzione: questo significa che non sarà necessario realizzare una Rems (ovvero le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitarie), ma si potranno affidare questi casi ad altri servizi già esistenti. In totale oggi nel nostro paese ci sono circa 1000 persone ospiti di “manicomi criminali”. Già nel 2008 una commissione parlamentare d’inchiesta stabilì che le condizioni di vita di questi detenuti erano inaccettabili. Una situazione che va superata”.