Saranno in due, domani, a partire per il Nepal. Roberto D’Intino e Jessica Lupo, componenti e fondatori dell’Anes, associazione allertata dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile con il GCU di Pisa per partire per le zone terremotate ed operare all’interno del Presidio medico avanzato chirurgico.
“La nostra associazione è nata dieci anni fa – dice D’Intino – Con i colleghi dell’ospedale abbiamo dato vita ad un team sanitario in grado di intervenire in casi di maxiemergenza, come appunto in Nepal. Si arriva sul posto, si crea un presidio medico avanzato dove lavorano infermieri, tecnici di radiologia, chirurghi, anestesisti, medici. Figure, insomma, estremamente utili nella fase acuta“.
Il terremoto, in Nepal, ha raso al suolo intere zone, intere città: “Ci sono milioni di abitanti in Nepal – spiega D’Intino – E pensate che l’ospedale più grande ha 450 posti letto. Solo l’ospedale di Novara ne ha 700. E’ chiaro che ci aspettano giorni difficili, anche per il fatto che in quei Paesi la sanità non è organizzata in modo capillare e tecnico“.
Un po’ di paura c’è: “Paura di non riuscire a gestire il caos. Perchè lì ci sarà il caos: ci saranno migliaia di persone che chiederanno aiuto e noi naturalmente non potremo aiutare tutti. Non possiamo rispondere a tutti i bisogni. E questa sarà la fase più critica: dovremo cercare di dare le migliori rispoete nei tempi più brevi“.
Per D’Intino è la prima vera missione, dopo quella di Alessandria. Rimarrà in Nepal 20 giorni in mezzo alle macerie, alla gente disperata, al terrore suscitato da quanto accaduto, cercando di mettere a disposizione di quelle popolazioni le competenze e le capacità acquisite e di sollevare, per quanto gli sarà possibile, il dolore di quella gente.