Incassa per anni la pensione del padre morto, condannato. Un anno e due mesi, pena sospesa, per un cinquantenne; in sei anni un tesoretto da poco meno di 100mila euro
Percezione indebita di erogazioni: questa l’accusa con la quale un cinquantenne era finito sul banco degli imputati; e per questa accusa l’uomo è stato condannato a 1 anno e 2 mesi, pena sospesa e non menzione. Per sei anni, dal 2006 al 2012, dopo la morte dell’anziano genitore, aveva continuato a vedersi depositare sul conto corrente cointestato, a lui e al genitore, la pensione dell’uomo che era titolare di tre assegni mensili (vecchiaia, reversibilità e invalidità civile) per una somma di circa 16mila euro all’anno; in pratica un tesoretto di poco inferiore ai 100mila euro. Erano stati gli impiegati della banca a segnalare quell’anomalia all’istituto previdenziale: si erano accorti che, nonostante il titolare fosse deceduto da tempo, venivano regolarmente accreditati sul conto i versamenti. “Non avevamo ricevuto la comunicazione della morte del titolare della pensione – ha riferito in aula un funzionario dell’ente previdenziale – Quando ne venimmo a conoscenza quantificammo la somma e mandammo una raccomandata ma non ricevemmo mai nulla e, successivamente, la banca ci comunicò che i tentativi di recupero avevano avuto esito negativo”. L’Inps in pratica, avvertita dell’errore, aveva avviato le verifiche e, accertato il disguido, aveva chiuso la posizione pensionistica, sospesa l’erogazione dell’assegno e preteso la restituzione di quanto indebitamente percepito dall’aprile del 2006 (l’anziano era deceduto alla fine di marzo) al maggio del 2012, quando a loro era giunta la segnalazione. L’accusa aveva chiesto la condanna a 8 mesi, la difesa l’assoluzione. Il giudice del Tribunale di Novara lo ha condannato a 1 anno e due mesi con i doppi benefici di legge. Il difensore ha preannunciato appello.