Novara è terza classificata fra le province italiane che hanno più di tutte subito la crisi nel periodo dal 2007 al 2013. Prima di lei solo Viterbo e Latina. Seguono Cosenza, Nuoro e Cagliari.
A consegnare al territorio del capoluogo gaudenziano il ben triste primato una classifica del Sole 24 Ore di oggi, che ha stilato la graduatoria delle province più colpite, considerando dieci indicatori: i redditi pro capite, i depositi in banca, i prestiti personali erogati, il tasso di disoccupazione, il numero dei laureati (ogni mille giovani), il costo delle case a metro quadrato, le immatricolazioni di nuove auto, l’acquisto di beni durevoli, l’acquisto di farmaci e la quantità di rifiuti che finiscono nei cassonetti.
E se è vero che, prendendo ogni dato singolarmente Novara non compare mai fra le peggiori dieci, è altrettanto vero che nemmeno compare classificata fra le migliori. Dunque, globalmente, il risultato è impietoso e riflette una situazione di disagio che fa a pugni con l’immagine della città di provincia appena sfiorata dalla crisi dove “tutto sommato la qualità della vita resta alta”. Nemmeno per sogno a leggere questi dati!
Neanche vale l’assunto di una omogeneità diffusa sul territorio perché, se si esclude Novara, tutti gli altri capoluoghi posizionati ai primi dieci posti della crisi sono al centro sud Italia e la prima provincia Piemontese è Cuneo, all’11° posto.
Ma come è arrivato il Sole a questi risultati, oggettivamente sorprendenti? E’ vero che qui da noi si vive peggio che nel resto d’Italia?
La risposta sta nella spiegazione che il quotidiano dà circa la rilevazione: in sostanza si sono presi a riferimento i numeri relativi ai dieci parametri di cui abbiamo detto nel periodo prima della crisi e si è verificato come questi abbiano resistito ai contraccolpi della recessione. Questo ha fatto accendere la spia d’allarme anche sul nostro territorio, perché evidentemente noi siamo riusciti a reagire con più difficoltà rispetto ad altri. Così, se è vero come è vero che in passato alcuni nostri indicatori si posizionavano davvero sotto la media nazionale (il tasso di disoccupazione ad esempio, oppure la richiesta di accensione di mutui o, ancora l’acquisto di beni durevoli) oggi non è più così.
“Francamente è un risultato che mi sorprende molto – dice il presidente dell’Associazione Industriali Fabio Ravanelli – perché i dati in nostro possesso ci dicono che qui il settore industriale ha retto abbastanza rispetto ad altri territori. Anche i numeri dell’export sono confortanti, dunque questa classifica va valutata con attenzione”.
“Credo – dice Ravanelli – che il problema di fondo non sia industriale, ma legato all’occupazione… La casa, l’acquisto dell’auto, i prestiti bancari, l’acquisto di farmaci sono tutti indicatori del tenore di vita, il che mi porta a pensare che questa analisi tenga innanzi tutto conto dei numeri della disoccupazione. Credo sia sostanzialmente questo a fare la differenza. Quindi se è per vero che l’export tiene, è altrettanto vero che magari quell’imprenditore per ottenere quella perfomance è stato costretto a contenere i costi di produzione. Mi pare però che il risultato riguardi un po’ tutti i capoluoghi piemontesi”. Infatti, se si esclude Torino, buona parte del Piemonte si trova messo maluccio in classifica: oltre a Cuneo di cui abbiamo detto ci sono Asti ed Alessandria al 16° e 17° posto. Vercelli però è al ventitreesimo posto, Biella al 60° ed il Vco addirittura al 75°.
Analoga sorpresa quella espressa da Raffaele Arezzi della Uil (che oggi oltre alla Provincia di Novara si occupa anche del Vco) “E’ una denuncia importantissima – dice – che va tenuta in seria considerazione… Certo anche noi come sindacato vediamo aumentare esponenzialmente i ricorsi alla cassa integrazione, ma purtroppo vi sono anche aziende dove questo ammortizzatore non può essere utilizzato… Chiudono a basta… Questi indicatori sono tutti frutto dei posti di lavoro persi in questi anni, perché sono sintomo della perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie. Senza reddito non si acquista, non si chiedono prestiti, paradossalmente si producono meno rifiuti perché si consuma meno”.
“Anche il numero degli sfratti – sostiene ancora Arezzi – che qui non viene preso in considerazione, da noi è molto importante, così come il ricorso ai servizi sociali”.
Eppure Novara un tempo veniva paragonata a Verona che oggi nella classifica del Sole è al 96° posto; fra le migliori insomma…
“Certo ma Verona è una città che ha saputo ben sfruttare la propria posizione geografica – conclude Arezzi – a differenza di quanto abbiamo fatto noi… Abbiamo perso troppi treni e questi sono i risultati…”.