Oui je suis Charlie… e dopo ci saranno altri Charlie e prima lo furono altri ancora. Le vicende parigine di queste ore mi hanno rammentato la figura di Honoré Daumier ed il fatto che la satira, quella realmente graffiante e pungente, è sempre stata perseguitata, anche se mai uccisa imbracciando vigliaccamente un kalashnikov.
Honoré Daumier nasce a Marsiglia il 26 febbraio 1808 e muore a Valmondois il 10 febbraio 1879. Insomma non tanto tempo dopo la Rivoluzione Francese e non molto prima la Grande Guerra, in un periodo di grandi rivolgimenti sociali e politici e di grandi scoperte tecniche e scientifiche, in anni non molto democratici né libertari. È conosciuto soprattutto come caricaturista per le sue vignette di satira politica realizzate con la tecnica litografica. Per anni ha scosso con le sue caricature e le sue antesignane vignette satiriche il mondo politico europeo… e per questo finì anche in carcere ma morì di morte “naturale”.

Honorè Daumier
Nato in una famiglia dalle condizioni economiche precarie, a dodici anni, nel 1820, Honoré deve mettersi a lavorare come apprendista fattorino e, l’anno dopo, come commesso nella libreria Delaunay.
Giovane virtuoso del disegno, viene notato dal pittore Alexandre Lenoir, amico del padre, e nel 1823 viene iscritto alla Académie Suisse.
Dal 1825 lavora come apprendista nella litografia Belliard e inizia 4 anni dopo a collaborare con il giornale umoristico La Silhouette, facendosi notare fin da subito per una amara e sarcastica polemica anti-monarchica.

Gargantua, la vignetta che costò a Daumier il carcere
Attivo politicamente, nel luglio 1830 partecipa alla rivoluzione che abbatte la monarchia di Carlo X, guadagnandone a ricordo una ferita da sciabola alla fronte. Nel 1835 inizia la sua collaborazione con il giornale La Caricature, dove il 15 dicembre 1831 compare una sua caricatura di Luigi Filippo che, con il nome di Gargantua, divora le risorse del popolo e corrompe i deputati dell’Assemblea Nazionale.
La vignetta caricaturale non riscuote le simpatie reali e il 23 febbraio 1832 viene processato e condannato a sei mesi di carcere e alla multa di 500 franchi.
Finito il periodo di carcere, Daumier, sarcastico e amaro accusatore della corruzione politica e amministrativa, continua a prendere di mira Luigi Filippo e il governo conservatore. Inizia in questi anni l’altra collaborazione con il giornale Le Charivari. E proprio il suo tratto amaramente spigoloso di critico sociale ne fa un ottimo ritrattista in pittura della realtà francese guadagnando diversi riconoscimenti.
Gli unici problemi che lo affliggono sono i debiti: Daumier è stimato pittore e scultore ma sembra che non riscuotere successo economico.

Daumier: Passé, présent, avenir
Ecco un esempio del passato di un uomo di satira che attraverso la sua “penna” ha saputo sbugiardare i vizi, gli imbrogli, i pregiudizi, le falsità del suo mondo con verità e coraggio. Chi fa satira sa i rischi a cui va incontro ed anche i giornalisti di Charlie Ebdo lo sapevano, visti gli attentati che già avevano subito… Non per questo si sono fermati… Onore al coraggio della stampa e della satira.