Sarà che siamo troppo lontani. Sarà che siamo troppo “lombardi”… Certo è che colpisce leggere in un comunicato ufficiale dell’Assessorato alle “Pari Opportunità” della Regione Piemonte, su un’iniziativa che riguarda il telelavoro, che sono stati attivati “dieci progetti su quasi tutto il territorio regionale: 6 in provincia di Torino e 1 in provincia di Alessandria, Biella, Cuneo e VCO. Rimangono fuori i territori di Asti e Vercelli, ma anche i comuni montani…”. Bene… E Novara? Nemmeno citata!
Siamo forse diventati un “comune montano”? Il dubbio è lecito leggendo la nota che appunto non considera per nulla la “seconda città del Piemonte” che a questo punto, vien da dire, non è classificata “seconda” nemmeno sulla carta geografica! E pensare che l’iniziativa è importante, come fa notare l’Assessora Monica Cerutti, ed è destinata alle “esigenze di lavoratori e lavoratrici in situazione di disagio a causa di disabilità psicofisica o con minori e/o familiari bisognosi di assistenza o per l’eccessiva lontananza della propria abitazione dal luogo di lavoro”. I progetti approvati coinvolgeranno in totale 78 destinatari e la tipologia di lavoro richiesta è in quasi tutti i casi di tipo domiciliare. Ma, assicura l’Assessora “Abbiamo intenzione a breve di riproporre questo bando, auspicando che sempre più enti pubblici possano rispondere positivamente” sottolineando poi come il “telelavoro è uno strumento che dovrebbe divenire sempre di più un’opportunità da estendere a tutti e tutte coloro che possano utilizzarlo nello svolgimento delle loro mansioni”…
Chissà… Magari, in futuro, proprio a tutti… Magari anche ai novaresi!