Parte da Novara la “mobilitazione generale delle istituzioni del riso”. “Non un intervento spot” spiega il consigliere regionale Diego Sozzani, firmatario, insieme a Gilberto Pichetto, di un ordine del giorno a Palazzo Lascaris “destinato a rappresentare una posizione unitaria delle due regioni maggiori produttrici di riso in Italia, ovvero Piemonte e Lombardia. Un’azione congiunta che vede il coinvolgimento di tutte le istituzioni locali che hanno a cuore il problema e che, insieme, possono fare massa critica nei confronti del Governo italiano e soprattutto dell’Europa”.
Capofila dell’iniziativa il parlamentare europeo Alberto Cirio che l’ha presentata nel corso di un incontro pubblico che si è svolto all’Est Sesia, insieme agli stessi Pichetto e Sozzani, al consigliere regionale lombardo Vittorio Pesato ed al presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà.
Sul piatto la questione della crisi del comparto risicolo, messo in ginocchio dalle importazioni a dazio zero che l’Europa consente nei confronti dei Paesi Meno Avanzati e che di fatto hanno conseguenze devastanti per il mercato italiano. “E’ necessario applicare la clausola di salvaguardia – ha detto Cirio – perchè è fondamentale per la tutela del riso italiano, non solo dal punto di vista agricolo, ma di un intero settore industriale che interessa in particolare Piemonte e Lombardia, dove insistono 3750 aziende produttrici che rappresentano l’88 per cento della produzione italiana”.
Le cifre, snocciolate durante il convegno, sono impressionanti: nel 2009 (ovvero prima che l’Europa applicasse la liberalizzazione) si sono importante 8.150 tonnellate di riso, che sono diventate 189.024 nel 2014, per arrivare a 369.678 tonnellate nel 2016. Una vera invasione del riso asiatico che per quel che riguarda l’Italia ha significato una crescita di importazioni del 400 per cento.
“A questo va aggiunto il problema dell’etichettatura – hanno ribadito i relatori – che ad oggi di fatto non consente al consumatore finale di riconoscere la reale provenienza del prodotto acquistato, con tutte le conseguenze relative ai controlli ed alle regole applicate da paese a paese. Squilibri che non hanno certo favorito i produttori dei paesi più poveri, semmai le multinazionali che hanno aperto stabilimenti di trasformazione che oggi sfuggono ad ogni verifica puntuale”.
Da qui, appunto, la “mobilitazione”: “Il 3 e 4 maggio – ha spiegato Cirio – i consigli regionali del Piemonte e della Lombardia approveranno l’Ordine del Giorno comune e chiederemo a tutti i “sindaci del riso” di fare altrettanto. Queste prese di posizione verranno consegnate al Governo italiano ed a Bruxelles verrà organizzata una manifestazione pubblica alla quale intendiamo far intervenire i sindaci dei paesi interessati: oltre all’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la Francia, la Bulgaria e l’Ungheria. Vogliamo l’intervento delle amministrazioni locali, perchè solo così potremo fare quella “massa critica” che ci consentirà di essere ascoltati a livello europeo”.