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Novara

Pasto da casa: lavoratrici delle mense e sindacati sul piede di guerra

Domani scadono i termini per la consegna delle risposte all’indagine sul pasto da casa effettuata dal Comune di Novara nelle scuole materne e primarie. In commissione, per il momento si parla di una sessantina di risposte positive, ma restano ancora molti sondaggi da raccogliere e da valutare. Se da una parte il pasto da casa (la cui legittimità è stabilita da una sentenza del Tribunale civile di Torino contro il Miur) rappresenta un modo per sollevare dalle spese del buono mensa le famiglie in difficoltà, dall’altra costituisce anche un problema dal punto di vista occupazionale. E su questo sta lavorando il sindacato che teme, nel caso fosse introdotta l’iniziativa, la riduzione del personale dedicato alle mense scolastiche.

Ad oggi sono 114 i dipendenti della ditta Alessio che si occupano della gestione delle mense nelle scuole, dieci in meno rispetto a due anni fa, quando venne introdotto, dalla giunta Ballarè, il nuovo capitolato che prevedeva self service dalla terza elementare e il cosiddetto “cook&chill“. Meno lavoro, meno dipendenti.

“Fin da quel momento – spiega Attilio Fasulo, segretario provinciale della Filcams Cgil – la ditta Alessio ha ridotto l’orario di lavoro dei dipendenti, arrivando a dieci unità in meno. In questi due anni, abbiamo sottoscritto un accordo che prevedeva la possibilità di richiesta di cassintegrazione in deroga. Ma le novità introdotte avrebbero dovuto rivelare, in questo arco di tempo, i propri benefici, cosa che non è avvenuta, come del resto già pensavamo. I problemi organizzativi rimangono e i genitori continuano ad esprimere lamentele rispetto al cibo dato ai bambini”.

A questa situazione già precaria si agguiunge la “nefasta sentenza del tribunale di Torino che si muove, è vero – precisa Fasulo – da bisogni legittimi ma che al contempo rischia di ingenerare a cascata un effetto emulativo che sarebbe deleterio per il risvolto occupazionale ed educativo”.

Peraltro, continua Fasulo, “il Comune di Novara è il primo comune in tutto il Piemonte ad aver inoltrato un sondaggio alle famiglie per un’indagine puramente indicativa. Il Sindaco ci ha detto che tale circolare nasce dalle pressioni avute da numerosi genitori, impazienti di applicare anche a Novara la sentenza torinese. Ma i temi da affrontare sono duplici: innanzitutto, come dicevamo, la salvaguardia dell’occupazione perchè è chiaro che l’eventuale introduzione del panino o del pasto da casa ridurrà i posti di lavoro. Inoltre, siamo sicuri che tale scelta, insieme a quella fatta in passato del cook& chill, riesca a salvaguardare la buona educazione alimentare dei bambini?”.

Tali domande verranno affrontate nell’incontro che si svolgerà il 19 dicembre, alla Camera del Lavoro di via Mameli, aperto ai rappresentanti di classe e anche ai genitori.

“Noi non difendiamo le cucine così come sono oggi – conclude Fasulo – Sappiamo che ci sono dei problemi: le cuoche lamentano tutti i giorni le difficoltà che incontrano. Piuttosto ci vorrebbero cucine efficienti e al passo con i tempi. Bisogna intervenire strutturalmente sui problemi, non pensare solo a fare cassa. Comunque, dall’amministrazione comunale esigo risposte entro la fine dell’anno, in caso contrario, come ci è stato già annunciato, le lavoratrici metteranno in atto iniziative per porre l’attenzione sul problema”.