Il novarese Maurizio Asquini autore di tre romanzi e vincitore di numerosi premi letterari ci racconta il suo precorso di scrittore tra difficoltà e grandi soddisfazioni.
Pubblica il primo romanzo “Dio ingannatore” che debutta nel 2009 a Trieste dopo aver vinto l'”Alabarda d’oro” per la narrativa inedita. In seguito, dopo la pubblicazione, riceve innumerevoli riconoscimenti, per citarne qualcuno il “Garcia Lorca”, il “Trofeo Penna D’Autore” e il “Città di Aosta” riuscendo in poco tempo a esaurire le copie che la casa editrice emergente aveva pubblicato in occasione della successiva edizione del premio. “Dio ingannatore”: un romanzo toccante con una storia legata ai nostri giorni in cui un giovane minorato mentale combatte nel vedere il sogno di una madre che ha dedicato la vita e che una malattia l’ha fatta mancare prematuramente.
Poi arriva la Società Editrice Montecovello che investe parecchio sull’autore novarese pubblicando lo scorso anno “Cervelli bruciati”: una storia grottesca con protagonisti eccentrici e talvolta bizzarri, ma con una trama carica d’ironia in una Novara invisibile. E quest’anno l’ultima fatica letteraria “Io non rispondo”: un romanzo già segnalato in precedenza al premio “Inedito Colline di Torino”. Una storia in cui i protagonisti ci raccontano la loro vita carica di emozioni e di misfatti in una Novara dal cielo di colore grigio. “Io non rispondo” il mese scorso si è classificato terzo al premio “Città di Aosta”.
Maurizio Asquini, 53 anni, novarese dalla nascita, figlio di profughi della “caserma Perrone”. Da ventinove anni lavora alla Memc, sposato con un paramedico e padre di Valentina.
Come e quando ti sei reso conto di essere uno scrittore?
Descrivermi scrittore è una “parola grossa”, ma un giorno e per puro caso ho partecipato al premio “Città di Trieste”; incredibilmente mi sono trovato vincitore e da lì è iniziata la mia avventura letteraria. Purtroppo il mio lavoro di turnista alla Memc, la casa e tutti gli impegni, mi portano via molto tempo e talvolta trascorro lunghi periodi a scrivere, a volte spronato dal mio editore o dal gruppo “Les Autres” di Anna Patrizia Caminati di cui porta i miei racconti per tutto il paese tramite delle rassegne teatrali.
Ora che sono alla mia terza pubblicazione con una trafila di premi, il mio lavoro è diventato più facile e molto credibile agli occhi e alle idee del pubblico, ma molto impegnativo e carico di responsabilità. Ciò che mi ha dato le maggiori soddisfazioni sono stati i premi letterari e salire sul podio dei vincitori è un’esperienza veramente speciale.
Ci racconti l’emozione del suo primo libro pubblicato…
Bisogna ammettere che ai giorni nostri pubblicare non è difficile, per il semplice fatto che ci sono numerose forme di editoria, in molti casi nei modi più “disperati”: con contratti a pagamento, on-demand oppure in self-publishing, quindi una frontiera accessibile a chiunque voglia cimentarsi nel mondo dell’editoria, ma attenzione: la pubblicazione è solo il primo passo di uno scrittore e il resto è una lunga tortuosa strada da percorrere tra critiche, porte chiuse ed altre innumerevoli difficoltà. Quindi la prima emozione di quando ho avuto tra le mani il mio primo romanzo è stata forte: ho pensato che da quel momento avrei dovuto alzare le maniche per far valere il mio lavoro nato in mezzo a tantissimi altri romanzi pubblicati.
Qual è il libro scritto a cui si sente più legato e perché?
Forse è “Io non rispondo” perché rispecchia, anche se in maniera esagerata, alcuni periodi del mio passato, ma io quando scrivo e avendo adottato la prima persona come voce narrante, m’immedesimo nel personaggio riuscendo talvolta a identificarmi nel protagonista gestendo le storie con tutti i linguaggi e le loro descrizioni. Naturalmente “Dio ingannatore” con i suoi premi mi ha riempito di emozione e talvolta mi ha fatto vedere qualche premio in denaro che per un autore spiantato come lo sono io è stata una botta di vita!
Oltre alla scrittura di romanzi si dedica da anni ai racconti, molti dei quali vincitori di notevoli premi. Come è riuscito a farli conoscere al pubblico?
Grazie, appunto, ai premi che hanno “etichettato” molti dei miei racconti, ho saputo valorizzarli e garantirne una certa qualità. Dallo scorso anno, il gruppo “Les Autres” di Anna Patrizia Caminati assieme a Carlo Mascherpa, stanno proponendo in vari Comuni e Teatri una performance teatrale tratta appunto dai miei racconti dal titolo “La vita non è una cosa seria”. A novembre la compagnia si è esibita in terra siciliana in occasione di una rassegna teatrale in cui il pubblico è rimasto molto colpito. In verità, collegare il teatro al mio nome ha dato molta visualizzazione ai miei romanzi.
Quanto è importante leggere per un autore?
Moltissimo! Sarebbe come un calciatore che non segue le partite di calcio: non conoscerebbe le qualità degli avversari, i loro schemi e le loro caratteristiche. Così è anche per uno scrittore che legge i lavori altrui, cerca di rispecchiarsi e conoscere le qualità che hanno valorizzato un autore. Purtroppo, come ben sappiamo, le grandi case editrici hanno talvolta imposto letture evidenziate solamente dalla pubblicità, ma sicuramente i lettori non sono degli ingenui e non hanno neppure la voglia di spendere denaro per romanzi di scarsa qualità. Fortunatamente non sempre è così.
Com’è il rapporto tra Novara e la sua esperienza letteraria?
Un tasto talvolta dolente! Ma come ho affermato prima, in questi ultimi anni gli autori sono spuntati come funghi e naturalmente la città non può dare spazio a chiunque. Si usa dire “Nemo Propheta in Patria”. Talvolta ho incontrato molte difficoltà nel trovare spazio al mio lavoro di autore e per lo stesso motivo il gruppo teatrale si esibisce quasi esclusivamente fuori città e addirittura fuori dalla regione. Devo ammettere, comunque, che con la mia terza pubblicazione Novara mi sta aprendo qualche porta…
La sua prossima pubblicazione?
Un romanzo scritto in sole ventiquattro ore, iniziato alle diciannove e terminato alle sette del giorno seguente, in seguito tanto lavoro di limatura e revisione com’è di norma. “Il sole sottoterra”: un romanzo che questa volta esce dal mio stile in cui il protagonista è un giovane professore novarese che si trova in un Lager polacco, ma, attenzione, non è la solita storia narrata come nei romanzi che trattano questa immane tragedia, ma una storia di amore, di disperazione e di speranza. Un romanzo che ha vinto un premio per la narrativa inedita, il “Memorial Vallavanti Rondoni”, vi prometto grandi emozioni per questo romanzo che (spero) uscirà il prossimo anno.
Paolo Nissotti