Vende i beni della zia per «fare cassa», condannato per peculato. L’uomo, un imprenditore di Cameri, era amministratore di sostegno dell’anziana parente ultraottantenne
Era amministratore di sostegno dell’anziana parente e ne ha approfittato per effettuare una serie di operazioni per intascare i soldi della donna. Processato con l’accusa di peculato, un imprenditore 55enne di Cameri, già in carcere per bancarotta, è stato condannato a 3 anni di reclusione. Il pm ne aveva chiesti 6. L’uomo si è difeso dicendo che aveva messo da parte dei fondi per reinvestirli nell’interesse della zia.
Si tratta di fatti commessi fra il 2012 e il 2014, quando l’imputato aveva in gestione le numerose proprietà immobiliari di una pensionata benestante di 88 anni residente in paese e poi deceduta nelle fasi iniziali del processo. Proprio nella sua veste di tutore, quindi pubblico ufficiale (da qui l’accusa di peculato) aveva venduto dei beni fra il Novarese e la Valsesia, incassando poi i corrispettivi. Somme di diverse migliaia di euro: per un terreno, ad esempio, si parla di circa 18 mila euro. Aveva giustificato queste vendite sostenendo che si pagavano troppe tasse.
L’indagine e gli accertamenti dei carabinieri erano partiti dopo la denuncia presentata dal successivo amministratore di sostegno della pensionata, che aveva notato prelievi non giustificati dal conto.