Oggi non c’è più soltanto un problema legato ai minori che, in un modo o nell’altro, vivono situazioni difficili. Oggi la questione è più ampia e certamente più impegnativa: “La nuova sfida per il volontariato che si occupa di problemi dell’infanzia sono i piccoli profughi che arrivano in Italia senza più i genitori“. E’ quanto dichiara il consigliere alle Politiche sociali della Provincia di Novara, Tino Zampogna, rivolgendosi al volontariato sociale novarese e non solo.
In un momento in cui anche dal Governo arriva la consapevolezza di carenza di strutture legate all’ospitalità dei profughi con la successiva ipotesi di coinvolgere i privati, anche dal Novarese arriva una proposta: “E’ necessario coinvolgere tutta la società su tale situazione – dice Zampogna – Non possiamo più fare finta che queste persone e soprattutto questi bambini non esistano, delegando tutto al pubblico. I costi dell’accoglienza per bambini sono molto alti e tutto diventa complicato. L’ideale sarebbe pensare al coinvolgimento della società civile, dalle famiglie a quelle strutture legate al volontariato“.
Case private ed associazioni: “In altre zone d’Italia, qualcosa si sta muovendo anche in questa direzione. Specialmente se si tratta di bambini, si può ipotizzare che siano le famiglie private ad accoglierli oppure i gruppi di volontariato presenti sul territorio. Certo, è un’operazione che va analizzata e organizzata nel dovuto modo, ma è evidente che quei famosi 35 euro al giorno potrebbero anche servire a qualche nucleo in difficoltà. Sono soldi che potrebbero anche alleggerire alcuni tipi di gestione familiare“.
Zampogna si rivolge ad enti associativi anche come Pro Loco, Parrocchie ecc.
“E’ una proposta che ho avanzato anche al Cisa 24: i problemi iniziano a porsi, quindi è necessario trovare altre strutture e altre situazioni. Le risorse sono sempre più carenti“.
Se ne vedono tanti, specie ultimamente, di ragazzi e giovani profughi che trascorrono la giornata in giro per la città, senza avere nulla da fare. “Per questo, come Provincia – prosegue Zampogna – abbiamo proposto un progetto, con la Fondazione Comunità del Novarese, perchè venga permesso a questi giovani di essere aggregati ad alcuni gruppi sportivi e strutture, in modo da poter dare una mano e, con l’aiuto di educatori, lavorare all’integrazione“.
“Le associazioni – conclude Tino Zampogna – hanno il compito di mantenere alta l’attenzione e di aiutare le istituzioni ad accogliere, a rendere migliore la vita dei bambini, anche di quelli stranieri“.