Mentre il Sindaco di Novara Andrea Ballarè impone “manu militari” la sua ricandidatura per il 2016, nonostante vi sia chi anche in casa Pd vede questa eventualità come fumo negli occhi, dato l’alto tasso d’impopolarità del primo cittadino, dall’altra parte della barricata, ovvero nel centrodestra, tutto tace…
A parte qualche rivendicazione di routine, più di forma che di sostanza, il mulinello del toto candidato stenta a decollare, forse per cautela ma forse, ancor più, nella consapevolezza di non sapere che pesci pigliare.
La partita potrebbe svolgersi tutta in casa Forza Italia (che infatti ha già pubblicamente avanzato richieste, con una prematura conferenza stampa pre-estiva) ma…
I berluscones gaudenziani scontano un eccesso di distinguo interni e soprattutto una crisi da fortino assediato – ma da chi e per fare che ancora non si è capito – che destano qualche perplessità: con il partito dato ad uno scarno 13 per cento nei sondaggi nazionali (Datamedia dell’altro giorno) le velleità del gruppo che fa capo all’ex presidente della Provincia Diego Sozzani, ed attuale coordinatore provinciale, appaiono quantomeno sovradimensionate, anche a causa dell’atteggiamento di chiusura nei confronti di qualsivoglia novità.
Un esempio su tutti la composizione del gruppo consiliare in Municipio (oggi ne fanno parte Pedrazzoli, Coggiola e Murante), che è però venuto alla luce monco di una sua componente importante ovvero il gruppo Pdl (Moscatelli, Andretta, Giuliano, Monteggia ed Arnoldi), salito su un Aventino tutto da decifrare, ma che certo oggi rappresenta una spina nel fianco nel disegno di “unità” del centrodestra ben lungi dal concretizzarsi. Peraltro, nonostante il nome del neo gruppo sia già ampiamente consumato (in effetti in Pdl non esiste più) esso rappresenta l’unico elemento di assoluta novità nel panorama dell’opposizione cittadina, anche per il peso elettorale dei suoi componenti e per la sua connotazione “civica” attuale (nessun partito nazionale di riferimento).
Poi c’è la Lega, data in crescita nei sondaggi nazionali – 8 per cento secondo Datamedia – ma a Novara orfana di reali ampi consensi (quelli dell’ex Sindaco Giordano per capirci, fatto fuori senza tanti complimenti insieme a tutti i suoi referenti, compreso quel Canelli cui è stata negata, pochi giorni fa, persino l’opportunità di candidarsi alle provinciali, lui assessore uscente)… Difficile ad oggi, dato il perdurare delle diatribe interne, immaginare un percorso diverso da quello dei buoni gregari.
Gli alfaniani nostrani, chiusa la parentesi del “movimento degli amministratori” che poteva dare qualche respiro (quantomeno nei consensi), sembrano destinati ad un futuro in linea con le aspettative del partito: 2 per cento secco ed un ruolo di secondissimo piano, non avendo più nemmeno un rappresentante dichiarato in Consiglio Comunale.
In questo quadro a dir poco sconfortante del tutti per sé e nessuno per la vittoria, nemmeno l’eventuale presenza di qualche elemento di dibattito sui destini della città sembra venire in soccorso (o anche su temi più terra terra a ben vedere): semplicemente non pervenuto!
Il che se vogliamo fa un certo effetto, data la vastità modello prateria delle argomentazioni che l’attuale giunta lascia sul campo e che si limita a qualche scaramuccia sui giornali o alle pagine dei social.
Vien quasi da pensare che sul centrodestra novarese in versione contemporanea gravi una sorta di “difetto di fabbricazione”: nato sulla scia di un consenso indotto dalle circostanze e all’apparenza non scalfibile, pare inchiodato da un’ incapacità di elaborazione, da un’inadeguatezza al confronto interno, da non volontà di superare le diatribe da bottega quasi sconsolante…
Una situazione che è ormai sotto gli occhi di tutti e che dovrebbe al contrario convincere i suoi protagonisti a sondare nuovi modelli di riferimento politico, a raccogliere quelle opportunità che spingono “dal basso”, ovvero da gruppi di interesse più che mai leciti e legittimi, ormai insofferenti verso la “vecchia” politica incapace di stare al passo con i tempi. “Vecchia” non anagraficamente beninteso, ma figlia di logiche che fanno ormai parte del passato remoto e che oggi, con i bisogni veri della città, non hanno più nulla che spartire.
Andrea Aguyar