“Sì certo, a Novara ci sono aziende che godono di un ottimo stato di salute. Poche in realtà, ma comunque ci sono, come quelle della moda. Ma il loro successo non basta a far dire che Novara sta uscendo dal tunnel della crisi“.
Carlo Colzani, ex segretario Cisl, da anni profondo conoscitore della realtà locale e della storia economica e produttiva di Novara, introduce così la sua riflessione sull’area industriale di Agognate. Colzani ha sottoscritto la petizione di ReteTerra contraria alla realizzazione dell’area logistica in città, motivato dal fatto che non ci sono chiarezze su ciò che questo grande scatolone, di fatto magazzini, conterrà. Il tema che affronta Colzani è: il progetto Agognate sarà il necessario supporto al manifatturiero novarese (come dovrebbe essere) o soltanto un grande contenitore dove si muoverà un servizio di logistica completamente estraneo al territorio? Così sembrerebbe, visto che, spiega Colzani, “non si conoscono accordi specifici con realtà imprenditoriali, istituzionali ed economiche della città e die dintorni per definire la mission di tale area“. Un peccato, secondo Colzani.
“Sono molto sorpreso che tutti quelli che hanno ragionato o espresso opinioni sul progetto Agognate, l’abbiano fatto a prescindere dal contesto in cui si colloca un tale investimento. Quasi che tutto fosse a prescindere, ma non è così. Non si tratta di un insediamento manifatturiero ma di un servizio di logistica che dovrebbe supportare e rendere più competitivi i settori che producono merci“.
Settori che a Novara, nonostante la crisi, non mancano: “L’industria novarese esporta molto e speriamo continui a farlo anche in futuro; supportarla è fondamentale se si vuole salvaguardare l’economia e l’occupazione della nostra provincia“. Novara ha scoperto la sua vocazione per la logistica “da quando Milano ha deciso di non concedere l’area di Lacchiarella per costituire lì un grande polo. Parliamo di 10 – 15 anni fa. In tutti questi anni, altri poli logistici sono nati o si sono ampliati. Ho in mente siti a ridosso di dogane o ferrovie, ed ampliamenti di strutture vicine ad aeroporti. In pochissimi casi, forse solo a Verona, accanto alla logistica sono nate attività manifatturiere. Del progetto Agognate si parla da 8 – 10 anni e quasi sempre dicendo che serve perché il Porto di Genova è saturo, il Cim pure, altri siti come Tortona o Busto Arsizio non hanno più spazi. Ciò sottintende che forse serve un altro grande polo logistico principalmente per movimentare merci provenienti dall’estero e che un tale sito deve necessariamente servire per una grossa parte del Piemonte e della Lombardia. Se questo è, nascono di conseguenza almeno un paio di domande; ma non è forse utile un’intesa preventiva con le organizzazioni imprenditoriali, sociali ed istituzionali di una tale area vasta per definirne l’utilità, la missione e il supporto che può dare alla struttura manifatturiera? Sì perché nonostante la crisi, Novara rimane una delle provincie manifatturiere più importanti d’italia, l’Ain è nel gruppo delle 15 associazioni a maggior vocazione manifatturiera d’Italia, ci sono aziende che hanno saputo, durante la crisi, innovare processi e prodotti sino a diventare leader a livello internazionale, ci sono, in altre, distretti industriali di primordine (chimica, rubinetteria, cittadella della moda). Quindi, mi parrebbe logico che l’eventuale investimento serva per offrire supporto vero al manifatturiero novarese e all’area vasta di riferimento. Se la logica non fosse questa, diventa anche difficile comprendere come fa un progetto vecchio almeno di 10 anni a mantenere ancor oggi tutta la sua validità strategica ed industriale“.
Da qui il dubbio di Colzani che il Polo di Agognate sia solo un modo per movimentare merci.
“Se così fosse – si chiede Colzani – si pensa di portare i prodotti cinesi in Italia e in Europa o i prodotti novaresi e italiani nel mondo? Quello che intendo dire è che il progetto potrebbe avere una sua nobiltà, ma non può non prevedere la costituzione di una piattaforma commerciale capace di supportare le tante esportazioni che interessano il settore manifatturiero. Ecco perché servono intese sulle quali chiamare poi l’investitore a calibrare in tal senso le proprie scelte“.
Altri dubbi su Agognate riguardano il fatto che, tutt’intorno, ci siano già milioni di metri quadrati di aree industrriali. “A Novara e provincia esistono già 6 milioni di mq di aree destinate ad insediamenti industriali: aggiungere Agognate a prescindere sarebbe davvero un errore, ma ancora, se si pensa alla logistica pura, è bene sapere che i magazzini Amazon sono gestiti quasi totalmente da robot e addirittura si è iniziato a fare le consegne con i droni… Quindi, stiamo molto attenti anche alle ricadute occupazionali (qualità e quantità ) previste per il Novarese. La logica del piuttosto che niente meglio il piuttosto rischia di costruire una Novara dipendente dagli eventi e sganciata dal treno che ci porta nel futuro. Ci sono ancora tutte le condizioni per immaginare un progetto che dia a Novara il ruolo che le compete: motore dello sviluppo per l’area vasta, città di confine capace di sfruttare il “buono” che tale posizione geografica può offrire“.