Dopo il martirio di Lorenzo, fraterno amico di Gaudenzio, il nostro futuro Patrono subì la persecuzione del vescovo eretico Ausenzio da Milano che gli inflisse il carcere e la flagellazione.
In quegli anni bui erano in corso violente lotte contro la nascente fede cristiana. Siamo intorno agli anni 350-370 dopo Cristo. Gaudenzio, malgrado le sofferenze, riuscì a sopravvivere e si ritirò in preghiera. Una notte, mentre soggiornava in un castello, le mura di questo presero fuoco minacciando un incendio disastroso.
La storia-leggenda narra che Gaudenzio girò intorno all’immenso braciere intonando canti spirituali, prono “ad opporre il segno della croce alle lingueggianti fiamme”. Il gesto benedicente di Gaudenzio fece ripiegare impotenti le fiamme. Questo fatto fu considerato uno dei miracoli del nostro patrono.
A questo punto, nella tormentata vita di San Gaudenzio, entra in scena il celebre vescovo di Milano, Ambrogio. Stava tornando da Vercelli, dove aveva sopito una discordia sorta in mezzo al popolo per la nomina del nuovo vescovo cittadino, scelto poi in Eusebio. Già faceva notte, e Ambrogio pregò il conducente di affrettarsi. Ma, appena oltrepassata Novara, il cavallo bruscamente si fermò e non volle più proseguire.
Fu così che Ambrogio, per ispirazione divina, conobbe il motivo della misteriosa fermata. Disse ai suoi compagni di viaggio: “Non potremo proseguire il viaggio, se prima non avremo visto e omaggiato il beato Gaudenzio”. Detto ciò, ritornò verso Novara recandosi alla dimora di Gaudenzio: Questi, presago dell’arrivo di Ambrogio, lo stava aspettando. S’affrettò quindi ad incontrarlo, anche se l’aveva già conosciuto. I due futuri Santi si abbracciarono fraternamente.
Ambrogio, nel salutarlo, aggiunse una rivelazione profetica: “Tu , Gaudenzio, sarai vescovo!”, al che Gaudenzio rispose. “Sì, ma sarò fatto vescovo da un altro”, volendo significare che Ambrogio sarebbe morto prima di lui, Gaudenzio.
Così entrambi furono profeti. Ambrogio, vescovo di Milano, sarebbe morto nel 397, e gli succedette Simpliciano che, interpretando il volere del popolo di Novara come volere di Dio, consacrò Gaudenzio nel 398, come primo vescovo della nostra città. Alla nuova dignità ecclesiale corrispose in Gaudenzio tanto fervore e zelo cristiano che nessuno a Novara restò senza battesimo, e perfino i persecutori e i carnefici di Lorenzo furono illuminati dalla nuova luce del nascente cristianesimo. Gaudenzio, dopo anni operosi sul piano della fede e su quello sociale, di incalcolabile progresso per Novara, rese l’anima a Dio il 22 gennaio del 418. Gli successe il suo amatissimo discepolo Agabio, ritenuto il più degno a succedergli nel governo della Chiesa novarese.