Finchè si legge di notizie come quella della chiusura delle Officine Grafiche DeAgostini il pensiero viaggia subito alla crisi che attanaglia questo Paese, colpendo tante, tantissime aziende. Ma sentire dalle parole dei lavoratori oggi disoccupati quella che è la situazione vera che stanno vivendo, insieme alle loro, famiglie, colpisce, eccome se colpisce. Questa mattina, ai cancelli delle Officine Grafiche, in corso della Vittoria, i lavoratori, che da due mesi se ne stavano lì in segno di protesta, fuori dai cancelli, non c’erano. Questa mattina hanno scelto, su invito del Presidente del Consiglio comunale, Massimo Bosio, di essere presenti a Palazzo Cabrino, dove si sta svolgendo l’assemblea.
Hanno preso la parola e hanno letto un documento che fa davvero riflettere perchè manifesta tutta la disperazione, le difficoltà e il grido d’aiuto di persone a cui è stata tolta la dignità, a cui qualcuno ha ripetutamente mancato di rispetto.
“Se l’accordo è fallito, non è colpa nostra. Era un accordo inaccettabile. E in questi anni, abbiamo accettato di tutto: dall’abolizione della quattordicesima, del premio di produttività, cambio continuo di orario, riduzione degli organici sui macchinari. Il tutto mentre l’azienda si impegnava, nel frattempo, a trasferire la sede nel territorio novarese, mantenendo i livelli occupazionali.
Molti di noi hanno accettato di andare a Cinisello Balsamo: lì c’era tanto lavoro, e la garanzia di un minimo di 36 mesi di attività. Molti per coscienza, molti altri per problemi di famiglia, hanno fatto otto mesi di orari assurdi. Poi è fallita anche l’azienda di Cinisello. Abbiamo subito anche il ricatto di firmare una clausola in cui dichiaravamo di rinunciare ad eventuali azioni contro Officine Grafiche per avere riconoscimenti ed indennizzi, altrimenti non avrebbero pagato lo stipendio. Solo in Italia succedono certe cose!
E poi l’accordo di Caleidograf per 38 addetti con tanto di nominativi richiesti dalla stessa… Tanti accordi, tante promesse con l’impegno di ripartire tra due mesi con un terzo del personale a giornata, dopo due mesi a due turni per poi inserire il notturno e con la prospettiva di avere una sede nel giro di 30 chilometri. Tutto questo per 6000 euro lordi di buonuscita, 3000 dei quali, quelli delle Officine Grafiche, nemmeno garantiti. Onestamente, quanti avrebbero accettato un accordo del genere?”.
E a questo punto, non si poteva fare a meno di chiamare in causa la famiglia Boroli: “Ricordiamo alla Giunta che i Boroli hanno venduto a degli squali per venire meno a quella parte di accordo che prevedeva di mantenere lo status occupazionale entro i 30 chilometri da Novara. Il tutto per una pura speculazione edilizia. Nel frattempo, il Comune ha concesso un aumento del 40% del volume edificabile. Ci hanno rovinati, ci hanno tolto il lavoro perchè il gioco d’azzardo è più produttivo dell’editoria. Imputano alla crisi questa situazione: ma come si può parlare di crisi quando l’azienda è tra le prime in Europa nel settore della stampa? Non manca nulla alle Officine Grafiche, ci sono macchinari all’avanguardia, alta professionalità, ottima qualità del prodotto”.
E i lavoratori hanno fatto tanti sacrifici per questa azienda che affonda le sue radici nella storia di Novara: “I nostri genitori hanno lavorato qui fin dagli anni ’50, con quel senso di appartenenza alla città e al territorio che ci è stato trasmesso. Oggi siamo qui, privati del nostro orgoglio e della nostra dignità, abbiamo a che fare con una famiglia che ci ha abbandonato per inseguire il profitto senza rispetto. Eravano più in gamba di Marco Polo, viaggiavamo tra le pagine degli atlanti in un mix tra arte e cultura che faceva invidia al mondo. Poi qualcuno si è svegliato male, e ha deciso di sacrificare l’editoria per il gioco d’azzardo. Dove noi abbiamo lavorato finora, cresceranno dei bei palazzi per bella gente. L’indirizzo non è cambiato, noi siamo sempre lì, ma stavolta non siamo dentro l’azienda, come ci spetterebbe, siamo fuori dai cancelli, dopo che qualcuno ha assoldato un gruppo di killer per distruggere 114 anni di storia”.
E infine la richiesta dei lavoratori: “Vi chiediamo con tutto il cuore di essere ascoltati e speriamo che vi adoperiate con tutti i mezzi perchè si smetta di giocare con la vita di centinaia di famiglie”.