Sedicenti imam espulsi dal Ministero dell’Interno. Il marocchino e il tunisino che predicavano in una stanza tra le casette dell’ex villaggio Tav sono stati colpiti da un provvedimento che il questore di Novara, Gaetano Todaro, ha definito “preventivo”. Troppo estreme le loro parole e le loro prediche con le quali avevano anche fatto dei proseliti tra coloro che li seguivano e che non erano soltanto occupanti degli alloggi Tav. Venivano anche da fuori città per ascoltare quelle prediche. La Digos sabato pomeriggio li ha allontanati a seguito del decreto di espulsione del ministro. Messaggi di stampo salafita, parole dure e di assoluta chiusura nei confronti dello stile di vita occidentale, qualcosa di molto più estremo di una fede religiosa. Ora che sono stati allontanati, la Polizia continua a mantenere alta l’attenzione per evitare che quei messaggi, sicuramente rimasti vividi nella mente di chi ha seguito i due “imam”, si trasformino in qualcosa di molto più grave.
“Il radicalismo è un fenomeno dal quale anche Novara si è scoperta non immune – dichiara il sindaco di Novara, Alessandro Canelli – La nostra identità culturale e secoli di storia e conquiste civili non possono essere minacciate da chi predica l’odio religioso e dall’oscurantismo di quanti, in netto contrasto con i nostri valori e principi, annullano le donne come se non fossero persone con pari diritti. Tutto ciò non può essere accettato, né tollerato”.
“La brillante operazione svolta dagli agenti della Polizia di Stato, sulle esatte tipologia e finalità della quale siamo stati informati solo dopo l’esecuzione dei decreti, dimostra – prosegue Canelli – l’alto livello di attenzione rispetto al fenomeno della radicalizzazione all’interno della comunità islamica, con preoccupanti azioni di proselitismo, e la capacità di monitoraggio del territorio e di intervento. Dal canto nostro possiamo solo ribadire che chi decide di vivere in mezzo a noi non ha il diritto di incitare all’odio contro l’Occidente. Chi decide di vivere in mezzo a noi deve rispettare la nostra cultura e le nostre regole di società fondata su valori democratici. L’integrazione passa attraverso questo genere di rispetto: se questo non si verificherà, ben difficilmente sarà possibile stabilire un sereno dialogo con coloro che, con i fatti, dimostrano di non volersi integrare”.