La scuola a Novara ai tempi del coronavirus. Fonzo: “I bambini chiedono socialità”
«In questo momento credo che parlare di storia e geografia sia del tutto inutile e, forse, fuori luogo. Quello che chiedono i ragazzi e i bambini è socialità, è ristabilire la rete delle relazioni – ci dice Nicola Fonzo dirigente scolastico del Convitto Carlo Alberto e reggente dell’ITC Bellini di Novara – i ragazzi hanno bisogno di vedersi in faccia, sapere come stanno. Viviamo un periodo particolare, e non serve che lo evidenzio io, ma se la sanità ha dovuto cambiare il modo di agire e di intervenire anche la scuola deve cambiare le sue priorità»
«I bambini, soprattutto quelli delle elementari sono scoperti dall’offerta formativa. Non esiste una scuola online per le elementari, è già faticoso per una maestra tenere una classe di bambini quando ce li ha fisicamente tenerli per quattro cinque ore attraverso il computer è impossibile. Quindi i bambini sono abbandonati oggi a casa, non possono andare nei parchi, non possono vedere gli amici, hanno i fratelli grandi che fanno la scuola, hanno i genitori che fanno smart working e loro sono abbandonati a casa» così Riccardo Luna, giornalista e per molti anni direttore della rivista “Wired”, lo scorso sabato nel corso della trasmissione di La7 “Otto e mezzo”.
Nasce quindi una domanda: qual’è la situazione reale della scuola, in particolare la primaria (le elementari), nella nostra città? Lo abbiamo chiesto a Nicola Fonzo, dirigente scolastico del Convitto Carlo Alberto e reggente dell’Istituto Comprensivo Bellini a Sant’Agabio, una scelta, quella di intervistare Fonzo, che nasce dal fatto che per sua fortuna o sfortuna abbraccia tutto l’arco della scuola dal Liceo alla Primaria e che, quindi, gli permette di avere un punto di osservazione globale sulle problematiche.
«In questo momento credo che parlare di storia e geografia sia del tutto inutile e, forse, fuori luogo. Quello che chiedono i ragazzi e i bambini è socialità, è ristabilire la rete delle relazioni – esordisce in maniera netta Fonzo – i ragazzi hanno bisogno anche di vedersi in faccia, sapere come stanno. Viviamo un periodo particolare, e non serve che lo evidenzio io, ma se la sanità ha dovuto cambiare i lodo di agire e di intervenire anche la scuola deve cambiare le sue priorità».
Quello che viene evidenziato, anche in interventi di politici e insegnanti, è che la scuola italiana sia in ritardo epocale rispetto alla formazione a distanza.
«Che eravamo indietro è un fatto, ma è altrettanto un fatto che in periodi come questo si scoprono risorse e potenzialità che mai ti saresti aspettato – riprende Fonzo – e che permettono di superare alcune precarietà. Va detto che ci siamo subito attivati e tutti gli alunni sono stati seguiti e la formazione è continuata attraverso, in primo luogo, il registro elettronico che ha permesso di far giungere lezioni e compiti, ma anche attraverso skype con lezioni, ma questo non è ancora sufficiente. Viviamo un periodo particolare e si formano reti, nascono iniziative anche perché quello che sta venendo fuori è l’essenzialità della relazione… anche se qualcosa è cambiato e quel che cambia oggi sarà difficilmente reversibile. Scopriamo una socialità inaspettata. Nel corso delle conference call, delle lezioni io con il computer entro a casa tua e tu vedi dove sto lavorando, si crea una relazione più intima che ci mostra tutti più simili, più vicini».
Attraverso il Comune, le Fondazioni, il Miur sta trovando i fondi per annullare questa distanza acuita soprattutto dal digita-divide e dalla disomogeneità di strumenti e di accesso alle nuove tecnologie: «Spero, entro la settimana di essere in grado di dare i device a quanti non lo hanno attraverso un comodato di uso gratuito».
Sono pensieri, quelli di Fonzo, che ci vengono comunicati anche con un filo di emozione, di partecipazione simile alla commozione. Ma non c’è tempo, purtroppo, per approfondire e con dispiacere abbandoniamo questo aspetto così vero e passiamo a parlare di “lavoro”. E quindi incalziamo: quello che viene evidenziato da molti è il ritardo della scuola italiana, dell’assenza di collegamenti internet, dell’assenza di strumenti, device (computer, tablet – ndr), per fare formazione a distanza e questo potrebbe essere un danno soprattutto per i più deboli allontanando dall’obiettivo dell’inclusione, come state operando in questo senso.
«Debbo ammettere che la situazione non è tra le più semplici, soprattutto nei quartieri più popolari, ma come dicevo si stanno creando reti e soprattutto solidarietà – ci spiega Fonzo – e attraverso il Comune, le Fondazioni, il Miur stiamo trovando i fondi per annullare questa distanza e, spero, entro la settimana saremo in grado di dare i device a quanti non lo hanno attraverso un comodato di uso gratuito. Siamo pronti anche a smontare il laboratorio informatico delle nostre scuole per supplire a questa esigenza. Non possiamo dimenticare che è dal 25 febbraio che le scuole in Piemonte sono chiuse e dobbiamo dare una risposta a questa richiesta che nasce anche dal senso dello stare assieme».
Si corre il rischio che l’anno scolastico finisca così, senza un vero rientro a scuola. Quindi si dovranno fare valutazioni a distanza.
«Spero di no e spero che prima della fine dall’anno scolastico si possa rientrare nelle aule, ma una cosa è certa già ora, come ho già sottolineato, si dovranno rivedere tutti i criteri di valutazione e al primo posto non ci dovrà essere la didattica, ma l’aspetto formativo. Si considererà chi è stato puntuale nel rispondere alle lezioni o ai compiti assegnati o chi ha saputo dare un proprio apporto; dobbiamo renderci conto che quello che viviamo è un aspetto del tutto nuovo e sconosciuto ai più di noi anche se sessantenni e se nonostante le nostre esperienze di vita siamo spaventati da quel che stiamo vivendo, provi ad immaginarsi con quale fragilità affrontano questo periodi ragazzi e bambini e anche questo aspetto dovrà essere tenuto in considerazione in fase di valutazione. Ma una cosa, infine, la posso assicurare bambini delle scuole di Novara non sono soli».