La posizione dell’ex Sindaco di Novara Massimo Giordano nell’inchiesta della Corte dei Conti che lo vedeva accusato, insieme ai suoi ex assessori, di aver causato “danno erariale” nella vicenda del bar Coccia è stata archiviata. Con lui escono dal processo anche Giancarlo Pessarelli e Giuseppe Policaro.
L’inchiesta della magistratura contabile era nata a seguito dell’esposto del “grande accusatore” Ignazio Pagani (figlio dell’ex presidente della Provincia Maurizio), protagonista anche di una serie di altre denunce in sede penale, dalle quali sono scaturiti diversi filoni di indagine della procura di Novara che ha nei giorni scorsi depositato le richieste di rinvio a giudizio e che dovranno essere valutate sede di udienza preliminare il prossimo 26 giugno.
Sul piano contabile invece la questione Coccia è per Giordano chiusa.
La vicenda, intricatissima in termini di atti, documenti, memorie e testimonianze, si perde negli ormai lontani inizi degli anni 2000, quando l’allora gestore del Coccia, la società Mixer, contesta al Comune che i lavori in corso all’interno ed esterno del teatro sono causa di una forte contrazione dell’attività del bar e quindi, unilateralmente, smette di pagare la quota d’affitto dall’agosto del 2004, chiedendo poi l’azzeramento del debito.
Il Municipio accoglie solo in parte la richiesta e si arriva a stabilire che gli affitti residui al 2007 sono di 73 mila euro. Nel frattempo però il gestore Mixer trasferisce l’attività alla Tpp, la società di Mario Berti, già gestore dell’albergo Italia, che subentra nell’affitto, e che, sebbene il contratto fra le parti lo escluda, si troverà accollati anche i debiti pregressi, perché questo è previsto dalla legge.
A questo punto Tpp chiede al Comune di poter allungare la durata del contratto stesso promettendo al contempo il pagamento dei residui, richiesta che viene accettata dal Comune con una delibera (del 31 ottobre 2007) votata dalla giunta a patto che il debito venga ripianato entro la risoluzione del contratto. In realtà però ciò non avviene e si apre una trattativa fra Comune e gestore che rivendica una compensazione della quota a fronte dei lavori di miglioria realizzati nel locale. Da questo contenzioso insomma, riassumendo per sommi capi, nasce l’inchiesta, perché la magistratura contabile sostiene che da questa trattativa il Comune abbia perso i 73 mila euro in questione.
A conclusione delle indagini la procura torinese ha dunque archiviato le posizioni di Giordano e dei due assessori Policaro e Pessarelli (che non avevano votato la delibera in questione), chiedendo invece la condanna al risarcimento di 51 mila euro alla dirigente del settore all’epoca Almanda Tritto, 14 mila euro all’allora assessore competente Matteo Marnati e settemila euro in solido (per circa 700 euro a testa) agli altri componenti della giunta che andranno a processo. La prima udienza è fissata presso il tribunale contabile il 15 luglio.