Ci vorrà un po’ di tempo per verificare in filigrana i risultati e le conseguenze politiche di questa tornata elettorale delle provinciali che si sono svolte ieri e che hanno visto recarsi alle urne i consiglieri comunali ed i sindaci eletti (si trattava infatti di elezioni di secondo livello). Certo è che tutto è andato… contro ogni previsione!
Quattro consiglieri eletti per il centrosinistra (Noro, Allegra, Cremona, Zanzola), cinque per la lista di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Novara (De Grandis in quota Fdi, Marcassa e Crivelli per Forza Novara, Leoni e Piantanida per la Lega), tre per la lista di Forza Italia e civiche (Bertone, Zanetta, Sibilia).
Nessun “ribaltone” dunque rispetto al passato, come in verità era stato annunciato, soprattutto dalle parti di Lega, Fdi e Fn che speravano in un bottino di sette-otto seggi: il presidente Matteo Besozzi (Pd) resta saldamente alla guida della Provincia e con tutta probabilità avrà la possibilità di governare pure in assenza di una qualsivoglia maggioranza (addirittura avvantaggiato da questa situazione). Infatti l’elezione del vertice di Palazzo Natta in tempi sfalsati rispetto al resto del consiglio, rende impossibile la sfiducia al presidente il cui ruolo e le cui funzioni sono prevalenti rispetto a quelle del resto degli eletti. A maggior ragione con questi numeri!
Piuttosto, ad uscire pensantemente ridimensionata rispetto al dato di partenza è proprio la Lega Nord, ovvero il partito che sulla carta avrebbe dovuto fare il pieno dei consiglieri eletti, potendo contare su una maggioranza di elettori preponderante soprattutto nel capoluogo e nei comuni più popolosi (per queste elezioni valeva in meccanismo del voto “ponderato”, cioè rappresentativo del numero degli abitanti della città governata): il risultato è stato invece l’elezione di due soli consiglieri in quota Carroccio, con l’esclusione eccellente di Mauro Franzinelli, la cui nomina era invece data per scontata. Qui ha giocato anche un ruolo non secondario l’assenza della consigliera Laura Bianchi che non è riuscita a rientrare per tempo dall’estero, dove si trovava in vacanza e che dunque non è riuscita a votare.
In casa Forza Novara invece grande penalizzata è risultata essere Marzia Vicenzi, esclusa in favore di Marcassa e Crivelli, mentre in carrozza è stato eletto De Grandis (il secondo degli eletti, dopo Milù Allegra), fortemente appoggiato e sostenuto da tutto il suo partito.
Un altro psicodramma è quello che riguarda il Pd: se il numero verificato di consiglieri eletti era quello previsto in partenza (4) a non tornare sono stati i voti espressi. Infatti, secondo gli accordi di partito, i consiglieri comunali di Novara avrebbero dovuto suddividere i voti fra quattro candidati prescelti, mentre pare che non sia andata proprio così: il segretario Cremona, pure eletto, si è visto scavalcato in favore di Zanzola…
Tanto è che stamattina a palazzo Natta (dove molti dei protagonisti erano presenti per lo spoglio), sottovoce – ma neanche tanto – si preannunciavano rese dei conti, a partire dalla messa in discussione del ruolo di capogruppo nel palazzo di fronte, oggi appannaggio di Andrea Ballarè. Se così sarà lo vedremo nelle prossime settimane, certo è che anche da queste parti le “provinciali”, all’apparenza di poco peso, lasceranno il segno.
Di segno opposto ai precedenti il risultato de “La provincia dei Comuni”, la lista appoggiata da Forza Italia di Sozzani e “Io, Novara” di Andretta che a palazzo Cabrino contava su tre voti e che ne ha macinati parecchi in provincia. Una lista nata dopo una convulsa trattativa con l’altra formazione di centrodestra, finita poi in un nulla di fatto, soprattutto a causa della pretesa esclusione della civica di Andretta ed il veto su alcune candidature volute da Sozzani e dal coordinamento provinciale degli azzurri. In previsione la lista avrebbe dovuto eleggere un solo consigliere, ma alla prova dei voti ne ha eletti tre.
Difficile non vedere in tutti questi scossoni un segnale politico di peso negli equilibri futuri della politica novarese, che si fa ancora più rilevante verificati i dati di affluenza alle urne: il 65,5 per cento degli aventi diritto, per un voto ponderato pari all’80 per cento del totale.